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di Cesare Giuzzi e Giuseppe Guastella

Corriere della Sera, 1 luglio 2023

Il 46enne si è impiccato nel carcere di Opera (Milano). Nelle stesse ore è morto anche Giovanni Battaglia, 75enne, esponente di Cosa Nostra: partecipò alle riunioni operative per la strage di Capaci. Era in cella da solo. Lavorava nelle cucine del carcere e finora (l’ultima visita con lo psicologo tre giorni prima) non erano mai stati segnalati rischi autolesivi.

Ma mercoledì Rosario Curcio, 46 anni, s’è impiccato usando le lenzuola nel carcere di Opera. È morto giovedì dopo ore di agonia all’ospedale Policlinico. Curcio era uno dei killer di Lea Garofalo, la testimone di giustizia uccisa il 24 novembre 2009 a Milano. Negli ultimi tempi si era sempre più distaccato dal gruppo guidato da Carlo Cosco, l’ex compagno di Lea, tanto da far pensare che stesse meditando di collaborare con gli inquirenti. Invece il suo era probabilmente il segno di un malessere interiore, non intercettato. Non ha lasciato biglietti o messaggi. In carcere Curcio aveva iniziato a collaborare alle iniziative del “Gruppo della trasgressione”. Il pm Nicola Rossato, coordinato dal procuratore Marcello Viola, ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio contro ignoti per procedere agli esami scientifici e all’autopsia sul corpo del 46enne. Sembra però che non ci siano dubbi sul gesto autolesivo.

Curcio era stato arrestato nel 2010 su ordine del gip Giuseppe Gennari, insieme a Carlo Cosco, Giuseppe Cosco detto “Smith”, Vito Cosco detto “Sergio”, Massimo Sabatino e all’ex fidanzato della figlia di Lea Garofalo, Carmine Venturino poi diventato collaboratore di giustizia e la cui testimonianza era stata fondamentale per ritrovare i resti del corpo della vittima. I processi hanno poi portato a quattro ergastoli (Carlo e Vito Cosco, Curcio e Sabatino), alla condanna a 25 anni per Venturino e all’assoluzione per “Smith”. Curcio, originario della frazione Camellino di Petilia Policastro (Crostone) era soprannominato “patatino”, e aveva parentele di livello nella ‘ndrangheta, come l’omonimo cugino detto “pilurussu”. La sera del 24 novembre 2009, giorno del delitto, avrebbe partecipato alle fasi di distruzione del cadavere. Le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo, coordinati dall’allora pm della Dda di Milano Marcello Tatangelo, hanno infatti documentato che la notte dell’omicidio Curcio era insieme a Vito Cosco e a Carmine Venturino nel magazzino di San Fruttuoso a Monza in cui è stato tenuto e bruciato il cadavere della testimone di giustizia.

Nelle stesse ore è morto anche il boss di Cosa Nostra, Giovanni Battaglia. Era ai domiciliari nel “repartino” 41 bis del San Paolo per le conseguenze di una grave forma di diabete. Era stato condannato all’ergastolo per la strage di Capaci. Battaglia aveva partecipato alle riunioni operative della strage del 23 maggio 1992 in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. In ospedale aveva più volte rifiutato le cure dei medici.