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di Giuseppina Manin

Corriere della Sera, 18 febbraio 2024

Tutta colpa di Shakespeare. “Nessuno come lui ha saputo esplorare l’animo umano nel suo ripetersi ossessivo di crimini e malvagità. Ci siamo chiesti: è questa la nostra condanna? Saremo così per sempre?”. Domande chiave, punto di partenza per Armando Punzo e i suoi attori-detenuti della Compagnia della Fortezza per un lungo viaggio dentro il teatro e la notte della coscienza, alla ricerca di un nuovo uomo, non votato solo al male.

Naturae nasce così: 8 anni di esplorazione artistica e umana in 5 spettacoli. Il sesto, conclusivo, è di scena fino a oggi al Piccolo Strehler di Milano. “Degli 82 detenuti con cui abbiamo svolto il percorso nel carcere di Volterra, in teatro ne avremo 35, quelli ammessi a un lavoro esterno. Ma lo spettacolo è frutto dell’impegno di tutti” ribadisce Punzo, drammaturgo, regista, Leone d’Oro per una carriera straordinaria e per aver dato vita nell’88 al più utopico dei progetti: portare il teatro in un carcere.

“Uno tra i peggiori d’Italia quale era allora quello di Volterra, una cella di 3 metri per io come palco. Se non era utopia questa... Eppure è successo. Oggi quel carcere è diventato luogo di cultura e dignità, all’avanguardia nelle attività formative e artistiche”.

Ecco perché sognare non è solo lecito ma necessario. “Per riuscirci bisogna andare contro le tenebre di chi sostiene che nulla mai cambierà, ritrovare lo sguardo dell’innocenza, dar spazio all’armonia. Primo passo per un uomo non più solo sapiens, ma felix”. Parlare di felicità in una società che ha raggiunto i picchi massimi della disumanità, pare una provocazione. “In un certo senso lo è. Ma se siamo riusciti a creare arte nel luogo sommo della disperazione, non dispero che proprio da lì possa uscire un’umanità migliore”.