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di Alessandro Cozzi

ilsussidiario.net, 7 agosto 2023

Un momento conviviale con i volontari di “Incontro & Presenza”, in carcere a Opera, si trasforma in una inattesa domanda su senso della vita. Gaber cantava “Illogica allegria” nel 1992 (mitica rappresentazione del suo “Teatro Canzone” al Carcano di Milano). E già allora, detto da lui, il testo suscitò meraviglia, apprezzamenti e qualche polemica perché il “guru” si permetteva di dire una cosa quasi scandalosa: che riusciva a star bene in un’Italia dove non molto, invece, andava bene.

Ma se all’epoca Gaber fece parlar di sé, immaginiamo di sentire oggi questo canto intonato in un carcere. E immaginiamo che faccia da spunto per una riunione conviviale (!), ovvero un pranzo in cui diversi volontari di Incontro & Presenza e molti detenuti, insieme, si trovino a mangiare, discutendone. Immaginiamo che, dopo aver ascoltato e cantato Gaber e per aggiunta anche Meraviglioso di Modugno (“qualcuno alle mie spalle/ forse un angelo vestito da passante/ mi portò via dicendomi così:/ Meraviglioso, ma come non ti accorgi/ di quanto il mondo sia meraviglioso”), queste persone si mettano, una per volta, a parlarne, ordinatamente intervenendo per dire, comprendere e condividere fino in fondo come il mondo possa essere meraviglioso (in una prigione!) e che nonostante tutto, a scapito di ogni scenario, si possa pescare nel profondo dell’anima di ciascuno un’allegria tanti inaspettata quanto “illogica”, ma non per questo meno autentica.

Se riuscissimo a immaginarlo, allora avremo un’idea dell’evento che lo scorso sabato 15 luglio i ragazzi di Incontro & Presenza hanno organizzato a Opera, come ogni anno in estate, invitando a tavola (per mangiare, per cantare, per ragionare, per commentare…) un folto gruppo di “ospiti” del carcere, che li frequentano abitualmente. Un momento bello e intenso, non solo per merito dell’organizzazione accurata e precisa; non tanto perché si sia gustato un pranzo squisito con alimenti che nella dieta carceraria sono solo un sogno, e concluso con un ricco gelato mantecato, altra leccornia rarissima. Non basterebbe nemmeno il clima accogliente e le chiacchiere serene che hanno fatto da premessa e da contorno alle ore in cui si è stati insieme, grazie alle quali si coltiva e cementa quella che è diventata proprio un’autentica amicizia tra i volontari e tanti detenuti, che si conoscono da anni.

Tutto questo c’è stato, ed è già moltissimo; in un carcere, poi… Ma in più c’è stata proprio la spinta venuta dalle parole di quel canto. Uno, che veniva per la prima volta, era “incantato” dal clima e dell’ambiente e ha avuto la capacità di accorgersene, dichiarando che era stato trascinato a venire da un compagno che gliene aveva parlato e ora si chiedeva: “Perché io? Perché proprio a me?”. Viveva un’occasione che giudicava straordinaria e non credeva di essersela “meritata”. O come quell’altro che ha detto che l’allegria vera viene solo da un inaspettato incontro, da un qualche evento che cambia la vita, o almeno una sua frazione. O un amico di fede islamica che ha dichiarato che la felicità si trova soltanto in Dio ed è su di Lui che si appoggia. Ancora, uno ha un po’ ricamato sul significato del senso della vita, che c’è, c’è sempre anche quando sembra sfuggire. Infine, quell’habitué di Incontro & Presenza che nel ringraziare per tutto ha detto che avrà anche da scontare una pena lunghissima, ma la presenza dei nuovi amici gli conferma che la vita può davvero essere meravigliosa.

Insomma, una realtà, quella di sabato 15, che supera le immaginazioni. Una gioia per chi c’era e per chi aveva lavorato alla preparazione di un incontro che si è rivelato più che prezioso. Anche per questo, ha avuto pieno senso il fatto che in chiusura uno degli “ospiti stabili” di Opera, Giuseppe, valente chitarrista e cantante, abbia chiuso con Gracias a la vida di Violeta Parra: “Grazie alla vita che mi ha dato tanto”. Cantare questo adesso e in queste condizioni (in galera, in un giorno di luglio eccessivamente caldo e afoso, in uno stanzone dove non c’era nemmeno un ventilatore). Qui. Ora. E poi dicono che i miracoli non ci sono più.