di Ilaria Cucchi
La Stampa, 25 maggio 2023
Provo vergogna per le giustificazioni di quella violenza. Supplico la destra: basta legittimare la sopraffazione. È seduta sul marciapiede. Alza le mani. Ma “fa resistenza” dicono. “È in stato confusionale”, aggiungono. Gli agenti sono in quattro e la colpiscono ripetutamente mentre cerca di difendersi dal dolore delle manganellate, cui seguono lo spray al peperoncino e i calci. Tanti, troppi calci mentre lei è ferma, immobile e innocua. Stesa sull’asfalto senza costituire un pericolo per nessuno. Quel video dura troppo.
Guardo le immagini inorridita. Mi vergogno per quanto stanno facendo quegli agenti che, così, infangano ancora una volta la divisa che portano. Le violenze vengono inflitte a intervalli. A freddo e senza una reazione della malcapitata. Provo tanta rabbia per quanto sono costretta a vedere. Ma, se possibile, mi indignano ancor di più le giustificazioni a difesa di un’operazione così criminale. “È un trans brasiliano”, si affrettano a dire le cosiddette fonti ufficiali. “Era in stato confusionale e aveva tentato di denudarsi davanti a una scuola”, continuano.
Quindi? Io mi chiedo. Si deve trattare in questo modo “un malato psichiatrico transessuale brasiliano”? Va bene tutto questo? Non mi fido delle cosiddette versioni ufficiali della prima ora. Ho tanta esperienza in materia, ma non è questo il problema. Parlare di rispetto di diritti umani di fronte a quelle immagini suona terribilmente inadeguato. Persino stucchevole. La reazione di sdegno deve essere unanime. Non si tratta di criminalizzare il corpo dei vigili urbani di Milano o di tutte le altre città ma di difenderne il prestigio e l’onore.
Tortura è il nome che dobbiamo dare a quanto è accaduto e documentato in quelle terribili immagini. Non conta nulla quanto possa essere accaduto prima ma solo quella terribile sequenza di colpi che vengono inflitti a freddo, senza, cioè, una reale colluttazione, alla vittima inerme e indifesa che li subisce tutti senza nemmeno rendersi conto del perché. Provo dolore per le prese di posizione dei colleghi della maggioranza. Voglio rivolgere loro un appello con tutto il cuore: abbandonate, vi prego, ogni tentazione di cedere alla propaganda ignorante, quella che parla alla pancia della gente. Rivedete le vostre posizioni, vi supplico. Riaffermate lo Stato di diritto perchè siete al governo. Siete il governo dell’Italia! Non legittimate la sopraffazione del potere sui diritti dei più deboli, dei diversi, degli ultimi. Vogliamo forse col Pnrr costruire una grande rupe Tarpea dalla quale gettare nel baratro tutti i cosiddetti “diversi”?
Prima di parlare a vuoto guardatevi bene quelle immagini perché, se non ne saprete riconoscere il dolore dell’abuso di Stato, arrivando a giustificarle, legittimandole, allora, sì, potrete essere chiamati fascisti. Vi ho chiamati colleghi ma, forse, non lo siete. Io, in fin dei conti, sono solo una normale cittadina che ha avuto la sfortuna di fare tanta esperienza in merito. Non fatemi paura, vi prego.