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Corriere della Sera, 9 dicembre 2023

È morto il detenuto 46enne di origine nordafricana che si è impiccato giovedì sera a San Vittore, in cella, mentre nella rotonda centrale del carcere veniva trasmessa la “Prima” del Don Carlo alla Scala. Le sue condizioni sono apparse da subito gravissime: non ha superato la notte.

“Per una gravissima improvvisa emergenza sanitaria ritengo che sia opportuno interrompere questa serata: scusate, purtroppo il carcere è anche questo”. Con queste parole il direttore Giacinto Siciliano ha interrotto la rappresentazione a cui ha preso parte una sessantina tra detenuti e detenute più altrettanti ospiti esterni tra magistrati, avvocati, volontari e cittadini che in questa occasione più che mai sono un piccolo simbolo o di quell’incontro fra “dentro” e “fuori” cui dovrebbe tendere la quotidianità del carcere per essere luogo non solo di espiazione ma di ricostruzione, secondo quanto disposto dall’articolo 27 della Costituzione. Mentre il secondo atto si concludeva, un uomo al quinto raggio  si è impiccato. Immediati i soccorsi, inutili i tentativi di salvarlo.

L’episodio, nella sua tragicità, descrive purtroppo meglio di qualsiasi discorso la realtà di disperazione in cui si trova un numero impressionante di detenuti che, nonostante l’impegno del personale e degli operatori del carcere, sconta un disagio legato in primo luogo al sovraffollamento: cinquemila detenuti in più solo negli ultimi cinque mesi. Il detenuto che ha tentato di togliersi la vita era stato arrestato due giorni prima per furto.

Già all’inizio della serata il direttore Siciliano aveva approfittato del suo momento di saluto per sottolineare - con una intensità particolarmente accorata persino rispetto agli anni durissimi del Covid - la situazione sempre più difficile delle carceri, “con una popolazione in continuo aumento e proveniente da contesti sociali di emarginazione e solitudine”. Tutto questo, ricordiamo noi qui, in un periodo contrassegnato dalla progressiva chiusura a livello nazionale delle celle e, conseguentemente, di molte attività.

Nordio: “I volti opposti del carcere” (gnewsonline.it)

“Con profondo dolore ho appreso della morte in ospedale dell’uomo che ieri, nella casa circondariale di San Vittore, a Milano, ha tentato il suicidio. Ai suoi familiari, agli operatori dell’istituto, che subito hanno provato a salvarlo, e all’intera comunità dell’amministrazione penitenziaria giunga il mio commosso pensiero e la mia vicinanza. Purtroppo, anche il 2023 è stato un anno drammatico per i suicidi in carcere, ad oggi 61. Dietro ogni numero, c’è il dramma di una persona e c’è la sconfitta dello Stato, per non essere riusciti ad evitarlo. L’uomo era appena entrato in istituto, il momento più difficile insieme a quello del ritorno in libertà.

A San Vittore, come ahimè in molti altri istituti, il sovraffollamento è tornato a livelli preoccupanti, rendendo molto più difficile il compito di quanti ogni giorno lavorano per garantire - insieme alla sicurezza della società - una pena volta alla rieducazione, come vuole la Costituzione. Ieri a Milano, il mondo del carcere ha mostrato due volti opposti: inizialmente quello dell’apertura all’esterno, con la visione della Prima del teatro alla Scala - una splendida iniziativa a cui ho voluto mandare un messaggio di plauso; poi il dramma del suicidio. Al Ministero della Giustizia, stiamo lavorando in più direzioni per cercare di migliorare le condizioni di vita e di lavoro per l’intera comunità del carcere, ma davanti ai drammi dei suicidi non possiamo che interrogarci sulla nostra sconfitta”. Così il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio.

Ieri il Guardasigilli aveva indirizzato un messaggio al direttore della Casa circondariale “Francesco Di Cataldo” di Milano San Vittore, Giacinto Siciliano, per la proiezione in diretta del “Don Carlo” di Giuseppe Verdi nella Rotonda dell’istituto, in occasione della Prima della Scala. “Da dieci anni - scrive il Guardasigilli - la ‘Scala diffusa’ porta la festa di Sant’Ambrogio anche in quest’istituto e più di recente ad Opera: è il carcere che si apre all’esterno, al ‘mondo di fuori’, ricordando a tutti che il carcere vive del contatto con il territorio”.

Nel messaggio il ministro esprime il suo “grande rammarico” per non poter replicare quest’anno l’emozione di assistere alla Prima dalla Rotonda, “un luogo così significativo per la città e per il mondo della giustizia”. E ringrazia il personale dell’Amministrazione Penitenziaria per la “straordinaria dedizione” che rende possibili progetti come questo: “iniziative nate dalla lungimiranza di alcuni e dalla capacità di tanti di operare in sinergia con le autorità locali per rendere la bellezza uno strumento di recupero”. Come da tradizione, la serata inaugurale della stagione operistica, nel giorno di Sant’Ambrogio, è riservata ai detenuti e al personale dei due istituti penitenziari milanesi, San Vittore e Opera, che per l’occasione ormai da diversi anni aprono le loro porte a ospiti della società civile.