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di Roberta Rampini

Il Giorno, 23 aprile 2023

Esempio concreto della fiducia nell’uomo e nella possibilità del suo riscatto che hanno sempre ispirato l’impegno civile del giurista Valerio Onida. Gli oltre duemila libri che erano appartenuti al costituzionalista ora sono a disposizione dei detenuti. Sono stati loro nei mesi scorsi a sistemare e allestire lo spazio. Ciascuno in base alle proprie capacità. Con le proprie mani.

I detenuti artisti, per esempio, hanno realizzato murales e scritte. Altri hanno catalogato e sistemato i libri negli scaffali suddivisi per argomento. Un esempio di “giustizia riparativa”. “Io me lo ricordo molto bene il giudice Onida - racconta Dario Comini, detenuto definitivo del quinto reparto -: ha dato molto a questo carcere, si è messo a servizio dei detenuti e io ho avuto la fortuna di collaborare con lui allo Sportello giuridico per aiutare gli altri detenuti, soprattutto quelli stranieri, che non avevano l’avvocato e non capivano niente delle leggi italiane.

Oggi allo Sportello ci sono 5-6 detenuti volontari che, dopo un corso di formazione, ascoltano e danno assistenza giuridica ai detenuti di tutti i reparti. Onida è stato un grande esempio, era giusto intitolare a lui lo sportello. La biblioteca che abbiamo inaugurato è uno spazio di evasione, nel senso letterario del termine, uno spazio di cultura e di studio”.

E poi rivolgendosi alle autorità presenti Comini ha aggiunto: “Dovete dare fiducia alle persone che sono qui e che vogliono riabilitarsi”. Concorda il direttore Leggieri: “Ringrazio la famiglia Onida, vostro padre ha donato ai detenuti il suo sapere giuridico e lasciato una traccia indelebile.

Ora con la donazione della sua biblioteca personale continuerà a illuminare l’orizzonte della nostra comunità carceraria”. Esempio virtuoso anche della collaborazione tra chi il reparto del carcere lo vive quotidianamente, gli agenti della polizia penitenziaria e l’ispettore Rosa Cimadono, che raccontando il lavoro fatto dai detenuti e il senso di quel luogo si commuove.