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di Luigi Ferrarella

Corriere della Sera, 27 aprile 2024

L’inchiesta sui maltrattamenti ai detenuti nel carcere minorile di Milano. Uno degli otto arrestati al gip: “Ero fuori di me mentre buttavo i detenuti a terra. Noi poco esperti, chiesi al direttore di essere rimosso da questa responsabilità per il sovraccarico di lavoro”. “Ho fatto incontri con lo sportello di ascolto al Beccaria, ho capito che avevo bisogno di essere aiutato, ho chiesto all’ex comandante di essere esonerato dalla mansione di “preposto”. Ma non è andata così. Riconosco come comportamento violento l’aver spinto il detenuto contro il muro e averlo buttato a terra, ricordo che un collega ha detto “guarda che stai esagerando”, e lo ringrazio per avermi fatto rientrare in me”.

Non c’è il Ministero della Giustizia fra i 13 agenti arrestati e gli 8 sospesi lunedì scorso nell’inchiesta sulle prevaricazioni nel carcere minorile milanese Beccaria, ma gli agenti che in parte ammettono gli addebiti è come se lo chiamassero in correità per quanto poco sentono di esserne stati professionalmente formati negli ultimi anni.

“Ammetto un intervento fisico sul ragazzo e un calo di professionalità - spiega ad esempio un agente -, ma io non ho tantissima esperienza. La carenza di personale ci costringe ad accelerare i tempi”, sicché già “dopo soli 9 mesi” di servizio “sono stato investito di incarichi di responsabilità” ardui per lui da reggere: “Ho fatto una richiesta al direttore di essere rimosso da questa responsabilità per il sovraccarico di lavoro”, invano. È in questo contesto colloca la sua reazione quando un giovane detenuto “si è risucchiato del sangue dalle ferite e me l’ha sputato addosso: allora l’ho preso e il collega mi ha aiutato a trascinarlo dal corridoio. Vicino l’infermeria ho sentito un rumore vitreo provenire dalla bocca del detenuto e, insospettito, ammetto di non aver avuto il controllo e l’ho buttato contro il muro per fargli aprire la bocca, con un calcio ho cercato di togliere il frammento”. E c’è persino chi, fra gli arrestati, si sfoga col gip assicurando che “sapevo di essere ripreso dalla telecamera quando agivo, ma volevo finisse... Per me l’arresto è stato un sollievo”.

“Non ammetto i fatti che mi contestate - è invece la linea di altri agenti - le situazioni non sono andate in quel modo: il detenuto faceva finta di svenire, lo si fece uscire dalla cella per verificare se si sentisse davvero male, nego di averlo colpito”. In infermeria “se la prese prima con il capoposto e poi ha incominciato ad andare di matto e a spaccare l’ufficio nel quale ci ha aggredito: ho solo cercato di difendermi, mi ha aggredito talmente tanto da aver avuto dolori alle spalle. Mi dispiace che i detenuti abbiano fatto queste dichiarazioni, perché li ho salvati tante volte”.

Nega anche un altro che si dice spettatore del “collega che ha preso per il collo un ragazzo perché non era riuscito a tranquillizzarlo con le parole. Scalciava e si dimenava ma non mi ha colpito e io non ho colpito lui. Un attimo, e non so chi gli abbia messo le manette dietro la schiena, e non so chi gliele ha tolte all’arrivo della direttrice” (ad interim essendo all’epoca vicedirettrice di Opera) Maria Vittoria Menenti. Cioè la funzionaria che - al pari di un’altra ex direttrice ad interim del Beccaria, Cosima Buccoliero, ex direttrice di Bollate e Torino, poi capolista Pd alle regionali 2023, oggi direttrice a Monza - giorni fa è stata perquisita (per il sequestro del telefono) nell’ipotesi che “non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivalga a cagionarlo”.

Il ministro Nordio annuncia un interpello per 22 agenti di futuro rinforzo al Beccaria dopo i 15 arrivati d’urgenza lunedì, mentre il 6 maggio prenderà servizio il nuovo stabile comandante Daniele Alborghetti. Nel 2018, quand’era comandante a Monza, fu posto agli arresti domiciliari in una inchiesta della Procura di Bergamo sull’appalto per l’istallazione di distributori automatici di bevande e sigarette costata poi la condanna in abbreviato a 5 anni e 4 mesi del direttore Antonino Porcino: fu subito assolto dalla corruzione in primo grado, venendo condannato a 6 mesi per turbativa d’asta nonostante la richiesta di assoluzione della Procura, ribadita in Appello dove infine è stato assolto. Rientrato vicecomandante a Bollate, un mese fa l’avvocato di Alborghetti ne aveva annunciato un simbolico sciopero della fame a sostegno della richiesta di un incontro con il ministro sul tema della presunzione di innocenza.