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di Lucio Luca

La Repubblica, 27 dicembre 2022

Minacce e querele temerarie: un anno record per i giornalisti italiani, più di 500 intimidazioni nel 2022. Il doppio di cronisti rispetto all’anno precedente, anche se le denunce sono in calo. I dati di Ossigento per l’informazione.

Minacce e querele temerarie. E sullo sfondo un precariato diffuso che rende ancor più debole una professione sempre più a rischio. Il giornalismo in Italia è in crisi e le classifiche stilate ogni anno da Reporter senza frontiere e altre associazioni simili non c’entrano nulla. Per capire davvero cosa significa fare il cronista oggi nel nostro Paese bisogna leggere invece i dati raccolti ogni anno da Ossigeno per l’informazione, l’osservatorio non governativo sui giornalisti minacciati e le notizie oscurate con la violenza,

e compararli con quelli del Centro di documentazione del Viminale. Si scoprirà così che nel 2022 che sta per lasciarci in Italia sono stati minacciati il doppio di giornalisti rispetto all’anno precedente. Contestualmente sono diminuite le denunce presentate alle forze dell’ordine dai minacciati ed è cresciuta la quota di querele e cause per diffamazione a mezzo stampa temerarie e strumentali.

Ossigeno per l’Informazione ha presentato questa mattina gli ultimi dati del suo osservatorio sulle minacce ai giornalisti e sulle notizie oscurate con la violenza. Nei primi nove mesi del 2022 sono stati minacciati 564 giornalisti, il 100 per cento più dei 288 dello stesso periodo del 2021. In particolare sono stati rilevati 173 episodi di intimidazioni e minacce nei confronti di 564 operatori dei media (giornalisti, blogger, vide operatori), di cui il 29% è costituito da donne, colpite per il 36% da minacce gender based.

È aumentata in particolare la parte di intimidazioni e minacce realizzata attraverso querele e cause per diffamazione a mezzo stampa pretestuose o infondate, frutto di una legislazione anacronistica e ingiusta, che mostrano il lato italiano di quell’ “uso scorretto del sistema giudiziario” denunciato dall’Unesco in uno studio appena pubblicato.

Ma non è tutto. Intimidazioni e minacce sono aumentate in proporzione alle altre, cioè a quelle che si sono manifestate con aggressioni, avvertimenti, e altri metodi violenti. Quest’ultimo aspetto rende il quadro italiano ancor più preoccupante. Un andamento che, come detto, trova conferma nei dati pubblicati dal Centro di Osservazione del Ministero dell’Interno che tiene sotto osservazione proprio la parte violenta delle intimidazioni, quella di cui vengono a conoscenza le forze dell’ordine. Che sono inferiori rispetto al 2021 ma non perché le minacce siano diminuite ma soltanto perché quest’anno meno giornalisti hanno denunciato le minacce a loro danno.

Un dato che deve far riflettere: perché i cronisti non denunciano? Paura? Hanno soltanto meno fiducia negli interventi delle autorità? O semplicemente sono più rassegnati e perciò subiscono più spesso senza reagire?

“Certamente però si può dire che la diminuzione delle minacce registrate dal Viminale non è una buona notizia, non è un segnale rassicurante. È anzi un ulteriore segnale di allarme” spiega Alberto Spampinato, presidente e anima di Ossigeno per l’Informazione. “Noi ci auguriamo che l’allarme venga raccolto, che ciò spinga a capire meglio l’andamento del fenomeno e a intensificare le attività per sensibilizzare il mondo del giornalismo, le forze politiche, il Parlamento, il Governo ad adottare opportune contromisure, ognuno per la propria parte” continua Spampinato.

“È triste chiudere il 2022 osservando che anche quest’anno è trascorso senza che si sia fatto alcun passo avanti. Le intimidazioni e le minacce ai giornalisti sono innegabilmente una malattia che indebolisce la libertà di informazione e danneggia la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Le malattie trascurate, non curate possono degenerare e produrre danni peggiori all’organismo. Ed è forse ciò che sta accadendo”.