sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Chiara Amati


Sette - Corriere della Sera, 20 settembre 2019

 

In dialetto milanese indica, in maniera affettuosa, chi è "nato male" senza, per questo, cedere alla sventura. Ma oggi il termine "Malnatt" è anche un marchio, quello dell'omonima birra agricola prodotta dai detenuti dei tre istituti penitenziari milanesi, San Vittore, Bollate e Opera. Il progetto - uno dei pochi a coinvolgere insieme le tre carceri - parte due anni or sono dal desiderio, forte e condiviso, di fare economia sostenibile.

A spiegarlo è Filippo Ghidoni, titolare dell'azienda agricola La Morosina, nel parco del Ticino, che è partner dell'iniziativa insieme all'agenzia di comunicazione Take e al distributore Pesce: "Provo soddisfazione emotiva tutte le volte che riesco a offrire un impiego a chi ha una storia meno fortunata della mia.

Finora sono stati per lo più richiedenti asilo politico. Poi, l'incontro provvidenziale con Massimo Barboni, oggi consulente nel settore del beverage, ha portato a questa esaltante virata. E al coinvolgimento di Giacinto Siciliano, che dirige San Vittore. Il resto è storia di questi giorni". Perché è proprio in questi giorni che un detenuto comincia il suo tirocinio.

"Sei ore al giorno per sei mesi, dentro a un concreto percorso formativo lungo tutte le fasi della lavorazione. Dopodiché, se si sarà dimostrato responsabile e a lui andrà bene, potrà continuare con noi", specifica Ghidoni. "L'obiettivo è quello di assumere dieci detenuti nei prossimi due anni. Il lavoro c'è".

E tutto per la realizzazione delle birre: tre - San Vittore, Opera e Bollate dai nomi delle rispettive case circondariali - non filtrate, non pastorizzate e rifermentate in bottiglia sotto l'occhio vigile di Iens Berthelsen, mastro birraio responsabile della produzione. E tutte preparate con ricette diverse così da avere gusti e caratteristiche inconfondibili. Uno solo, invece, il logo: quattro linee stilizzate verticali trapassate da un volo di rondine che muove verso l'alto.

"Un segno ciclico nell'immaginario carcerario, simbolo di attesa e speranza, che si trasforma in un'ascesa crescente e liberatoria in direzione del proprio riscatto", rimarca Ghidoni. "Realizzare queste birre, dando una seconda opportunità a chi ha sbagliato, e poterle commercializzare da Milano a Pavia, hinterland compresi, è per tutti noi una vittoria di civiltà".