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di Francesco Grignetti

La Stampa, 17 aprile 2024

La leggina sfolla-carceri lentamente va ed è già questa una notizia. A fronte di un grande sovraffollamento carcerario, infatti, che aumenta al ritmo di 400 presenze in più ogni mese (sono 61.049 i detenuti al 31 marzo), il governo sa che presto si supererà la linea rossa e che sarà inevitabile una procedura d’infrazione europea. Si cerca di correre ai ripari, allora. E perciò viene guardato con occhio benevolo, anche se in totale silenzio perché la Lega è pronta a farne un caso, un ddl presentato in Parlamento da Roberto Giachetti, Italia Viva.

Il gran sconto di pena che Giachetti prevede (passando da 45 a 60 giorni come premio di buona condotta ogni sei mesi di detenzione) lascia però molto freddi i magistrati. Se ne è fatto portavoce il procuratore nazionale Antimafia, Gianni Melillo, che ha lanciato un monito: non si applichi ai detenuti per delitti di criminalità organizzata e terrorismo. “Nel circuito dell’alta sicurezza non vi è alcun problema di sovraffollamento”.

Questa mini-sanatoria del carcere sembra l’unica via, in tempi rapidi, per far scendere i numeri dei detenuti. Però Melillo, ieri in audizione alla Camera, ha posto molti dubbi sugli aspetti tecnici. Ad esempio, “che senso ha aumentare la durata della riduzione di pena per chi espia la pena in regime di detenzione domiciliare?”. Né lo convince la scorciatoia di affidare le decisioni ai direttori delle carceri anziché alla magistratura di sorveglianza: “Mi pare un grave passo indietro”.

È quanto aveva detto nei giorni scorsi anche Nicola Gratteri, procuratore capo di Napoli. Con loro anche un altro magistrato illustre, Sebastiano Ardita, procuratore aggiunto di Catania: “La liberazione anticipata speciale - spiega - verrebbe applicata fin dal 1 gennaio del 2016, e questo comporta che chi è stato sei anni in carcere avrebbe un anno di abbuono. Questo provvedimento è un indulto, neppure mascherato”. Ardita ha fatto anche una stima sugli effetti, proiettando la norma sui prossimi mesi: “Uscirebbero dal carcere 23.00 detenuti che hanno pene fino a tre anni”.

Unico a mostrare ritrosie per ora è Andrea Ostellari, sottosegretario alla Giustizia leghista. Se ci sono dei detenuti a cui manca solo un anno di pena, e che avrebbero già diritto a commutare la pena con la detenzione domiciliare, “bisogna andare a vedere - dice - perché sono all’interno. Magari hanno compiuto reati ostativi molto gravi. Altre volte si tratta di detenuti che non hanno un luogo dove andare ad eseguire la misura alternativa per la mancanza di domicilio”. Per questo Ostellari vedrebbe bene l’aumento di comunità con una sorta di albo nazionale. Sul resto si dice contrario, ma per ora con toni molto soft. “Noi saremo faro di guida in una esecuzione della pena senza sconti, senza premi ma effettiva e efficace”.

Sul lungo periodo, intanto, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, continua a puntare sul lavoro in carcere. Ha coinvolto il Cnel. “Stiamo creando - dice - un ponte con le capacità e le disponibilità del Cnel di venire incontro alle esigenze del ministero della Giustizia. È la prima volta che cerchiamo di realizzare, e ci riusciremo, una sinergia omogenea e programmata e non lasciata solo al volontariato per avere, in ciascun carcere, la possibilità di far apprendere un lavoro alle persone detenute”.