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di Angela Stella

Il Riformista, 11 gennaio 2023

Alfredo Cospito ha superato gli ottanta giorni di digiuno. Sapete quanti sono ottanta giorni? Sono un tempo così grande da mettere a repentaglio la vita di Alfredo. Può morire da un momento all’altro. Si sono mobilitati a sua difesa molti giuristi, e in diverse città stanno manifestando gli anarchici. Cospito è un militante anarchico condannato a molti anni di prigione e con un processo ancora in corso nel quale rischia l’ergastolo.

Sebbene non abbia mai ucciso nessuno. È accusato di avere realizzato un attentato dinamitardo ad una caserma dei carabinieri, che però non fece vittime né feriti. Cospito ora è al 41 bis, cioè al carcere duro. Una forma di detenzione del tutto in contrasto con i principi e gli articoli della Costituzione Repubblicana, ma che viene applicata comunque, da diversi anni, ai danni di imputati o condannati per reati di mafia o di terrorismo.

Carcere duro vuol dire isolamento, colloqui rarissimi, impossibilità di entrare in contatto fisico persino coi parenti più stretti e addirittura coi figli più grandi dei dodici anni. È una cosa medievale, il 41 bis, proibito per altro da diverse convenzioni internazionali sottoscritte anche dall’Italia. Fino ad oggi, comunque, era stato utilizzato solo per i mafiosi, con l’argomento che lo scopo non sarebbe quello di inasprire la punizione, rendendola crudele e inumana (e dunque non costituzionale) ma quello di rendere impossibili i contatti tra il condannato e le organizzazioni mafiose. Una follia, certo. Nel caso di Cospito una doppia follia, perché Cospito non è mafioso e non è accusato di nessun reato di mafia. Cospito ha iniziato lo sciopero della fame e chiede di essere fatto uscire dal 41 bis. Niente di più. Chi può salvarlo? O la Cassazione o il ministro Nordio. Per favore, ministro, prenda lei l’iniziativa. Senza stare tanto a discutere sul diritto: solo per salvare una vita umana. Ne vale la pena.

Il Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma, si è recato ieri a Sassari per incontrare l’anarchico al 41 bis e da oltre 80 giorni in sciopero della fame, Alfredo Cospito, rinchiuso nel carcere di Bancali. Palma è stato accompagnato da Daniela de Robert, componente del Collegio del Garante. “Alfredo Cospito ha intenzione di proseguire lo sciopero della fame fino alle estreme conseguenze” ha detto Palma al termine della visita.

“Questa situazione - ha ammonito comunque Palma - deve fare un passo avanti. Cospito deve capire che questa battaglia deve portarla avanti con altri mezzi, soprattutto con metodi che non siano dannosi per la sua salute. La sua volontà di proseguire con lo sciopero della fame fino alle estreme conseguenze è ampiamente preoccupante. Al momento ha perso molti chili e questo potrebbe comportargli dei problemi più avanti”. Infine il Garante ha comunque rassicurato: “Al momento attuale è ben monitorato dall’assistenza sanitaria e ha condizioni complessivamente soddisfacenti”.

L’incontro è avvenuto nel giorno in cui alla Cassazione è arrivato l’incartamento relativo alla decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma che ha respinto un reclamo avanzato dal difensore di Cospito, contro il regime del carcere duro. Un passaggio procedurale in vista della fissazione dell’udienza in cui verrà affrontato il ricorso presentato dall’avvocato Albertini che ha ribadito: “Alfredo Cospito è assolutamente determinato a proseguire lo sciopero della fame e ha intrapreso un’iniziativa rispetto alla quale non ci sono spazi di mediazione. È ormai evidente che, visto anche il pronunciamento del Tribunale di Sorveglianza, la questione del 41bis è diventata centrale su qualsiasi altro argomento”.

“La decisione della Corte d’assise d’appello di Torino di rinviare alla Corte Costituzionale”, la questione sulle attenuanti “fa ben sperare rispetto alla possibilità di scongiurare l’ergastolo - ha spiegato l’avvocato all’Adnkronos - attraverso un giudizio che, si spera, consenta la prevalenza dell’attenuante dell’articolo 311 del codice penale sulla recidiva reiterata e permetta così l’abbattimento della pena dell’ergastolo a una pena tra i 21 e i 24 anni”.

“Cospito sta giocando con la vita perché ritiene che una vita al 41bis non sarebbe tale, non sarebbe una vita degna di essere vissuta. Questo è il senso della sua battaglia e il grande merito di Cospito è quello di aver riportato al dibattito pubblico cosa è il 41bis e se è compatibile o meno con la Costituzione”, ha continuato l’avvocato concludendo così: “Alcuni giuristi si appellano al ministro della Giustizia, in realtà la possibilità di un intervento del ministro era contenuta in un comma poi abrogato. Alcune sentenze della Cassazione ritengono ci sia per la pubblica amministrazione un principio di revoca in autotutela e quindi in questo senso il ministro potrebbe procedere a una revoca anticipata (del 41bis ndr) in autotutela, ma io lo ritengo difficile, considerato che si è espressa l’autorità giudiziaria”.

Sempre ieri due persone sono riuscite a raggiungere il tetto sopra il salone dei 500 di Palazzo Vecchio a Firenze e a calare uno striscione con scritto il “41 bis uccide Stato assassino”, iniziativa a sostegno del detenuto. Mentre a Torino sulla facciata esterna di una palazzina del centro storico è apparsa la seguente scritta fatta con lo spray: “Nei quartieri dei ricchi cantano le pistole, Alfredo libero”.

A proposito del capoluogo piemontese, Magistratura Indipendente ha diffuso una nota in riferimento alla busta con un proiettile inviata al pg di Torino Francesco Saluzzo che, con il pm Paolo Scafi, sostiene l’accusa al processo alla Corte d’Assise d’Appello di Torino contro Cospito di cui ha chiesto la condanna all’ergastolo e dodici mesi di isolamento diurno per l’attentato alla scuola allievi dei carabinieri di Fossano (Cuneo) del 2005: “È forte lo sdegno per la viltà di chi, rimanendo anonimo, cerca di condizionare l’esercizio della funzione giurisdizionale, minacciando un servitore dello Stato per il sol fatto di svolgere con scrupolo il suo lavoro”, hanno affermato Angelo Piraino e Stefano Buccini, rispettivamente segretario e presidente di Magistratura Indipendente.

“Sappiamo - hanno proseguito i due togati - che si tratta di una minaccia tanto vigliacca quanto inutile, perché conosciamo le qualità umane e professionali del Procuratore Saluzzo e ci stringiamo intorno a lui, esprimendogli piena e incondizionata solidarietà. Auspichiamo con forza che si giunga a un rapido accertamento delle responsabilità di quanto è accaduto, che è contro le regole del vivere civile, prima ancora che quelle dello Stato di diritto, e chiediamo che vengano adottate tutte le iniziative necessarie per garantire l’incolumità del collega”.