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di Eleonora Camilli

La Stampa, 21 novembre 2023

Una ragazza su dieci ne è vittima nel rapporto di coppia con coetanei. I trapper replicano all’attrice: “Qualunquismo in stile italiano”. Può bastare un post sui social o un selfie non gradito a far scattare una scenata di gelosia o un’aggressione. Sono sempre di più i ragazzi adolescenti che controllano in maniera ossessiva il cellulare della fidanzata, che ne condizionano i comportamenti di vita, il modo di vestire, il tempo libero. Gesti troppo spesso scambiati per attenzione o amore ma che raccontano di come la violenza di genere sia in crescita anche tra i più piccoli. Gli esperti lo chiamano “teen dating violence”, un fenomeno ancora poco conosciuto e studiato. Secondo uno studio universitario, basato su un questionario somministrato a oltre 700 ragazzi delle scuole superiori in Friuli Venezia Giulia, più di una ragazza su dieci, di età compresa tra i 15 e i 19 anni, ha avuto un’esperienza di violenza nella coppia con un coetaneo.

“Dati nazionali non ne abbiamo, non c’è un unico database, ma di certo si tratta di un fenomeno largamente sommerso perché spesso non viene percepito come tale” sottolinea Carla Garlatti, Garante nazionale dell’Infanzia e adolescenza che ieri, durante la Giornata mondiale dell’Infanzia, celebrata nei giorni del dolore per l’uccisione di Giulia Cecchettin, ha voluto lanciare l’allarme sulle relazioni disfunzionali anche tra i più piccoli. “Molte volte si ha percezione della violenza solo quando essa si traduce in lividi o botte, ma questi comportamenti di controllo sono molto gravi, perché prodromici della violenza, vanno guardati con attenzione per evitare quello che la cronaca ci riporta anche in questi giorni”. Per la Garante servono strumenti ad hoc di contrasto: innanzitutto centri antiviolenza pensati solo per adolescenti, che operino in rete con i servizi già esistenti, ma nei quali ragazze e ragazzi possano ricevere supporto e informazioni adatti alla loro età da personale specializzato. Si sta anche pensando di produrre un questionario di autovalutazione, da compilare online in maniera anonima, per capire la gravità della propria situazione, cioè se si è in una relazione di coppia pericolosa. Qualcosa di simile al sistema Isa, (Increasing self awareness), un modulo riservato agli adulti. “Dovrebbe essere fruibile per tutti, quindi veicolato sugli smartphone - aggiunge Garlatti -. Inoltre, anche i centri devono essere creati pensando alle esigenze dei minorenni. Ci sono già delle esperienze virtuose, come un centro nel Lazio, dove i minori ricevono informazioni utili, in maniera semplificata attraverso protocolli tarati su di loro. Dobbiamo seguire lo stesso modello ma con un focus sulla violenza di genere”.

Ma a finire sotto la lente di ingrandimento in queste ore sono anche i modelli di riferimento dei giovani, dopo una polemica sollevata dall’attrice Cristiana Capotondi, ospite di “In altre parole” di Massimo Gramellini su La7: “Ma l’avete ascoltata la musica trap, che ascoltano gli adolescenti? Come viene trattata la donna nella musica trap? Di che ci sorprendiamo se un giovane di 22 anni considera una donna come un oggetto, tale per cui ti tolgo la vita?”.

Pronta la risposta di un trapper fra i più seguiti: Niky Savage su Instagram si domanda che musica ascolti Filippo Turetta, “sono sicuro che rimarremo tutti stupiti”, dice chiedendo rispetto per le vittime. Anche il napoletano Luché è stanco di questo “qualunquismo in classico stile italiano”. E aggiunge: “Come se la donna non fosse stata trattata come un oggetto nelle fantasie degli italiani, sin dall’inizio delle tv private dagli anni Ottanta”.