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di Alessandro Di Matteo

La Stampa, 26 febbraio 2024

Il presidente emerito della Consulta: “Il Colle vigila per assicurare il rispetto della Carta”. La Costituzione garantisce il diritto di manifestare, possono essere previsti divieti o restrizioni solo per “comprovati motivi di pubblica sicurezza o incolumità pubblica” e anche l’uso della forza in caso di violazioni della legge o delle indicazioni delle questure deve essere assolutamente “proporzionato”. Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale, spiega che non basta una semplice deviazione dal percorso stabilito a giustificare il ricorso alle maniere forti, a meno che i manifestanti non intraprendano azioni chiaramente violente, perché il diritto a manifestare va garantito. E il capo dello Stato, aggiunge, è intervenuto proprio in quanto “primo garante della Costituzione”.

Professore, quindi dal punto di vista della Costituzione la reazione della polizia è stata esagerata?

“L’azione della polizia può certamente arrivare allo scioglimento della manifestazione, se vi è un pericolo per l’ordine pubblico e la sicurezza pubblica. Ma qui entra in gioco il principio di proporzionalità: la risposta deve essere adeguata rispetto alla situazione e non sfociare in un eccesso nell’uso della forza. Non a caso spesso c’è un’azione di reciproca persuasione, gli organizzatori anche sulla piazza dialogano con chi ha la responsabilità dell’ordine pubblico e chi ha responsabilità dell’ordine pubblico magari tollera alcune irregolarità per garantire lo svolgimento pacifico della manifestazione”.

Quindi non basta dire - come fanno il vice-premier Matteo Salvini e come ha fatto Fdi in una nota - che se un corteo non rispetta le regole è giusto manganellare?

“No, certo. Si interviene per comprovate ragioni di sicurezza. Tanto che a volte si ha l’impressione che ci sia anche una reciproca e non espressa azione di tolleranza: la polizia sopporta che ci sia una piccola rottura dei cordoni di contenimento pur di consentire lo svolgimento comunque ordinato della manifestazione. Certo, altra cosa è se nella manifestazione spuntano bastoni, o se partono sassaiole. Ma se non c’è un’azione violenta, l’essenziale è che sia garantito il diritto di manifestare”.

Questo vale anche se il corteo non era autorizzato o aveva deviato il percorso?

“La Costituzione stabilisce chiaramente il diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. È un principio fondamentale, fa parte delle garanzie democratiche. E per riunirsi non è necessario nessun preavviso, se si tratta semplicemente di un luogo aperto al pubblico (un luogo privato a cui si accede a determinate condizioni, per esempio un cinema o un teatro, ndr). Quando la riunione avviene in un luogo pubblico (piazze, vie, ndr) non è che deve essere autorizzata: deve essere dato preavviso all’autorità, che non può sindacare. Ci possono essere divieti - e non autorizzazioni! - solo per comprovati motivi di sicurezza o incolumità pubblica. Le forze dell’ordine devono garantire sia il diritto costituzionale di manifestare - perché potrebbero esserci contro-manifestazioni che tentano di impedire il corteo - sia la sicurezza di tutti gli altri cittadini. E normalmente si svolgono anche delle trattative, il questore può dare indicazioni sul percorso e via dicendo, proprio per garantire l’incolumità e la sicurezza che dicevamo. Ovviamente a condizioni che non siano riunioni non pacifiche o armate”.

Sulle manganellate è intervenuto addirittura Sergio Mattarella. Un fatto senza precedenti...

“Il Capo dello Stato è il primo garante della Costituzione. Perciò è attento anche ai rischi, alle deviazioni, alle ferite che possono avvenire rispetto all’esercizio dei diritti fondamentali. In questo caso ha proprio sottolineato la funzione che la polizia deve avere: i ragazzi possono avere sbagliato, ma se vi è un eccesso nell’uso dei manganelli significa che qualcosa non ha funzionato. Non è stato colto l’obiettivo che si deve avere in questi casi. Senza mettere in stato d’accusa nessuno. È una constatazione. È fondamentale che anche chi dissente fortemente dal contenuto della manifestazione rispetti lo svolgimento di un corteo. È una forma di manifestazione collettiva del pensiero”.

L’opposizione mette sotto accusa tutta la politica di sicurezza del governo, ricorda le norme anti-rave, il ddl sicurezza… C’è il rischio di una deriva autoritaria?

“Possiamo ritenere che l’opposizione svolge il suo ruolo, nel senso che è anche una sentinella del rispetto dei principi costituzionali. Ma non riterrei che ci si avvii verso uno stato autoritario, perché vi sono anticorpi nel sistema: le garanzie costituzionali e finanche giurisdizionali”.

Ma le garanzie costituzionali non verrebbero indebolite con la riforma del premierato? Avremmo un capo dello Stato eletto dal Parlamento e un presidente eletto dai cittadini, che peraltro controlla il Parlamento stesso…

“Certamente ci sarebbe un indebolimento del presidente della Repubblica. Ma su questi temi il contrappeso maggiore dovrebbe essere il Parlamento, e con questa riforma il capo del governo avrebbe il potere di sciogliere le Camere sostanzialmente a suo arbitrio: l’essenziale è che non si inverta il rapporto tra governo e Parlamento, le Camere non possono diventare come dei consigli comunali. In questo senso al limite è migliore il semi-presidenzialismo francese, che ha portato in qualche caso anche ad avere un Parlamento con una maggioranza diversa da quella che ha eletto il presidente e alla coabitazione tra le due cariche istituzionali”.