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di Valentina Errante

Il Messaggero, 22 agosto 2023

Per Cesare Mirabelli, giurista, presidente emerito della Corte costituzionale, non basta l’ennesima riforma, che potrebbe peggiorare la situazione. Perché la lentezza della giustizia, che alimenta la sfiducia e porta alla conseguente vendetta. Riguarda soprattutto un problema organizzativo.

Dai processi lumaca alle sentenze creative: le aspettative sono sempre più deboli e aumentano i casi di regolamenti di conti personali. Qual è secondo lei la soluzione?

“Intanto bisogna distinguere tra penale e civile e prendere in considerazione in maniera diversa gli effetti. tenendo presente che il civile è altrettanto importante, perché rappresenta i tre quarti dell’attività giudiziaria. Per quanto riguarda il penale, il fatto di farsi ragione da soli ha a che vedere più la vendetta che con la giustizia. L’uso della forza è e deve essere riservato allo Stato. Il problema è ovviamente legato all’efficacia e alla rapidità della sanzione, che interessa innanzitutto le parti offese, ma non solo. Anche per l’imputato la rapidità è importante. Lo abbiamo visto, ad esempio, con il caso Thyssen, con l’ad della società che ha varcato le porte del carcere a sedici anni dai fatti. L’esecuzione della pena, che dovrebbe avere come fine la rieducazione, dopo tanti anni, sembra invece una vendetta Ma anche nel civile i tempi lunghi e i costi d i un processo, possono alimentare la sfiducia, che è generale. E indurre i cittadini a rinunciare ad agire in giudizio per far valere un proprio diritto o a comportamenti opportunistici da parte d i chi è inadempiente, che può contare sulla lunghezza delle cause per continuare ad esserlo. Anche in questo caso la rapidità riguarda sia l’interesse dei cittadini che dello Stato, perché può condizionare l’economia, gli investimenti, ad esempio. Quindi per risolvere questo problema bisogna investire e destinare risorse”.

Pensa che sia necessaria una riforma radicale?

“Non bisogna illudersi che la modifica delle regole processuali possa di per sé rendere rapida l’attività giudiziaria: comprimere i tempi, per esempio, quelli per gli avvocati di presentare atti e istanze, produce benefici minimi. Il nucleo è invece quello degli aspetti organizzativi e funzionali, che sono più complessi. L’organizzazione richiede analisi, il cambiamento delle norme invece solo che venga scritta la nuova norma e pubblicata sulla Gazzetta. L’organizzazione e la giurisdizione sono un compito istituzionale che la Costituzione assegna al ministero, quindi è un compito costituzionale organizzare sia il personale e la sua amministrazione, sia le strutture serventi. Per esempio l’informatizzazione deve essere adeguata e amichevole. Non può essere scaricata sull’utenza una difficoltà dì approccio. L’accesso alla giustizia deve essere semplice. E ancora nel civile, cause identiche sono spesso assegnate a giudici diversi, con un eccesso di lavorazione e il rischio di sentenze contrastanti. Il penale riguarda più i fatti che il diritto, ogni episodio è unico. Però, per esempio, per quel che riguarda alcuni reati, la giurisprudenza della Cassazione arriva all’ultimo grado per l’interpretazione delle norme e invece, forse, occorrerebbe che fosse più sollecita e uniforme. La successione di molti interventi legislativi sui reati crea diverse Interpretazioni e ha effetti anche su indagini e processi. Una stabilità normativa che risponda a razionalità contribuirebbe al miglioramento del sistema”.

Quali interventi potrebbero essere incisivi?

“Ad esempio, per i magistrati che si trasferiscono in un’altra sede, dovrebbe essere previsto l’obbligo dì continuare il processo. con un’applicazione o con il rinvio del trasferimento. Renderebbe più credibile il processo. Ma sono tante le misure che potrebbero migliorare la situazione”.