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di Charles De Pechpeyrou

L’Osservatore Romano, 7 aprile 2024

Si intitola “Misericordia io voglio e non sacrifici” il sussidio pastorale preparato dall’Ufficio liturgico nazionale e dall’Ispettorato dei cappellani delle carceri della Conferenza episcopale italiana per promuovere e sensibilizzare l’attenzione verso il mondo delle carceri. Si tratta di uno strumento agile - contenente le parole dei pontefici sul tema e alcune proposte per l’animazione liturgica - che ogni comunità potrà utilizzare per declinare tale sensibilità secondo le modalità che riterrà più opportune.

“Questo sussidio vuole essere un segno di attenzione delle Chiese in Italia per quanti sono stati privati della loro libertà personale e di incoraggiamento per coloro che operano nelle carceri”, spiega nella presentazione monsignor Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei: “E un modo per “visitare”, per oltrepassare le porte chiuse e le sbarre, per farci prossimi”. Del resto, entrare in queste “periferie umane” è per i credenti un atto di fede: Gesù si identifica, continua a identificarsi, con queste persone che chiedono di essere visitate. “Ecco allora - aggiunge monsignor Baturi - che queste pagine diventano il segno di una nuova fraternità, della certezza che si può ricominciare nella vita personale e sociale anche quando sembra albergare il disagio o la disperazione”.

Con il desiderio di raggiungere tutti - conclude il presule - “vogliamo pensare questo sussidio come una mano tesa, un abbraccio, una parola di conforto, come un’azione concreta affinché questi fratelli non siano solo destinatari di una buona azione ma protagonisti del proprio riscatto e del proprio futuro”. La prima sezione presenta diversi documenti del magistero della Chiesa a cui attingere, a cominciare dal discorso di Papa Francesco alla Polizia penitenziaria, al personale dell’amministrazione penitenziaria e della giustizia minorile e di comunità, in piazza San Pietro il 14 settembre 2019, e quello rivolto ai partecipanti al convegno nazionale dei cappellani delle carceri italiane, il 23 ottobre 2013.

Sono riportati inoltre il discorso pronunciato da Benedetto xvi alla casa circondariale di Rebibbia il 18 dicembre 2011, il messaggio di Giovanni Paolo ii per il Giubileo nelle carceri, il 9 luglio 200o, e il testo che Giovanni xxin rivolse ai detenuti del carcere di Regina Coeli il 26 dicembre 1958. Commovente poi la testimonianza personale di Jacques Fesch, un giovane francese che nel corso di una rapina uccise un poliziotto e per questo motivo, a 27 anni, nel 1957, fu ghigliottinato. Così scrisse Fesch nel suo diario dopo la sentenza di condanna a morte: “Non resta che una cosa da fare: ignorare tutto quest’odio, poi cercare in sé e attorno a sé Colui che instancabilmente attende l’anima percossa e disperata per darle un tesoro che rifiuta al mondo”.

La seconda sezione del sussidio contiene delle proposte per l’animazione liturgica per diversi tipi di celebrazione. Stralci dell’Antico e del Nuovo Testamento sono selezionati a destinazione di chi vuole organizzare una liturgia della Parola, in particolare il Libro di Osea dove il profeta dice di voler “l’amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti”, e il passo del Vangelo di Matteo in cui Gesù, rivolgendosi ai farisei che lo rimproverano per aver mangiato insieme ai pubblicani, afferma: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati [...]. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori”.

Per chi desidera invece organizzare un tempo di adorazione eucaristica, il sussidio suggerisce tre temi da approfondire: “Radicati nella speranza”, “Fortificati dall’Eucaristia”, “Risanati dalla misericordia”.