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di Arrigo Cavallina

L’Arena di Verona, 23 agosto 2023

Preoccupa e addolora l’alto numero di suicidi tra le persone detenute. Recentemente ha avuto rilievo il caso della signora nigeriana che nel carcere di Torino si è lasciata morire di fame e sete. Non a cuor leggero, ma credo sia giusto rispettare la volontà di rifiutare ogni intervento sanitario. Mi indigna invece il silenzio sulle motivazioni, che non si sia cercata la strada di un ascolto dell’eventuale richiesta (vedere il figlio?), che non si sia tentata una mediazione, informando e coinvolgendo anche le figure istituzionali dei garanti dei diritti, tenuti invece all’oscuro.

Nella successiva visita il ministro Nordio ha avanzato una proposta che mi pare dimostri tutta l’incomprensione del problema. Per rimediare al sovraffollamento vorrebbe spostare nelle caserme dismesse i detenuti con condanne minori e comprovata non pericolosità. Ora, a parte che dovrebbe dire dove troverà il personale aggiuntivo, che è già drammaticamente carente in tutti i ruoli, va ricordato che per quella tipologia di detenuti la legge prevede il ricorso a misure alternative che non separano ma facilitano il reinserimento sociale, a vantaggio della sicurezza di tutti. Bisognerebbe allora identificare e rimuovere gli ostacoli che ne limitano l’impiego.

Inoltre la principale ragione di malessere e di suicidi è la mancanza di comunicazione con i familiari. Un’ora di colloquio per chi può, o solo 10 minuti di telefonata alla settimana lasciano un tempo di solitudine, di mancanza di informazioni, di impossibilità di sfogo delle tensioni, nel quale nascono le decisioni più tragiche. Durante il covid, in sostituzione dei colloqui non più ammessi, erano state moltiplicate le possibilità di telefonare ai familiari. Senza inconvenienti e nemmeno costi per l’Amministrazione. Ma dopo il covid pochissime carceri hanno mantenuto questa disposizione. Le maggiori associazioni di volontariato e le camere penali, con una raccolta di firme, chiedono si torni alla possibilità di telefonate più frequenti come fondamentale contrasto ai suicidi e difesa della vita. Ecco: misure alternative e telefonate. Sarebbero certamente più efficaci e semplici delle caserme dismesse.