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di Giovanni Negri

Il Sole 24 Ore, 21 aprile 2024

Nella Relazione al Parlamento la conferma della diminuzione. Nel 2023 boom di applicazioni per divieto di avvicinamento e braccialetto. Anche con una stagione pandemica ormai alle spalle la diminuzione delle misure cautelari personali sembra ormai un dato acquisito. Sulla base della Relazione appena trasmessa dal ministero della Giustizia al Parlamento nell’anno 2023 sono state emesse 82.035 misure cautelari personali coercitive; dal confronto dei dati relativi al quadriennio 2020-2023 con quelli del precedente biennio 2018-2019, risulta evidente una diminuzione significativa del numero totale delle misure emesse: nel 2019 infatti il numero complessivo delle misure era di 94.197 (l’anno prima erano state 95.798).

A fare data, poi, dal 2020 e fino al 2023 incluso, il numero delle misure emesse è sostanzialmente costante e mediamente pari a circa 81.700. Non emergono significative variazioni nella distribuzione percentuale per tipologia di misura emessa nell’intero periodo esaminato; in particolare, la percentuale della custodia cautelare in carcere è costante nell’intero periodo esaminato e pari a circa il 31% delle misure emesse; le misure cautelari custoditili (carcere-arresti domiciliari-luogo cura) costituiscono mediamente quasi il 57% circa di tutte le misure emesse. Per una misura in particolare, però, il 2023 si è rivelato un anno record: il divieto di avvicinamento ha infatti raggiunto quota 9.793, anche per effetto del rafforzamento del pacchetto complessivo delle disposizioni del Codice rosso a tutela delle vittime di violenza domestica. Mai così tanti anche gli arresti domiciliari disposti con l’ausilio del braccialetto elettronico, 4.034, sebbene si tratti di una misura storicamente penalizzata dalla cronica assenza di dispositivi.

La riforma in arrivo, ora in discussione alla Camera, dopo l’approvazione del Senato, prevede due cambiamenti molto significativi: la necessità di decisione collegiale per l’applicazione di una misura cautelare personale e l’obbligo di interrogatorio preventivo: tuttavia dalla Relazione emerge un’ampia tenuta delle decisioni preventive della magistratura nel corso del giudizio di merito. Così, i procedimenti dove vengono emesse misure cautelari personali di tipo coercitivo sembrano avere tempi di definizione molto ridotti (circostanza verosimilmente dovuta al fatto che già sussistono gravi indizi di colpevolezza a carico della persona); ad esempio, il 40,2% (32.970) delle 82.035 misure cautelari dell’anno 2023, è stato emesso in procedimenti che sono stati definiti nel medesimo anno 2023; di queste 32.970 misure, l’82,1% (27.070) appartiene a procedimenti iscritti (e anche definiti, appunto) nel medesimo anno 2023.

Sempre nell’ambito delle misure emesse nei procedimenti definiti, il 76% è stato emesso in un procedimento che ha poi avuto come esito la condanna (definitiva o non definitiva) senza sospensione condizionale della pena; se si aggiunge la percentuale del 14,5% relativa alle misure emesse in un procedimento che ha poi avuto come esito la condanna (definitiva o non definitiva) con sospensione condizionale della pena, ne deriva che in circa il 90% dei casi la modalità di definizione di un generico procedimento nel quale è stata emessa una qualche misura cautelare coercitiva è la condanna.