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di Valentina Reggiani

Il Resto del Carlino, 22 dicembre 2023

Gli avvocati dei parenti di Couchane, deceduto nel 2020 durante la rivolta al Sant’Anna: “Per il governo non ci furono negligenze, abbiamo già presentato ricorso alla Corte europea”.. Secondo il Governo non ci furono negligenze e non si sarebbe potuto fare di più in una situazione emergenziale come quella: Chouchane morì perché partecipò alla rivolta, rubando e assumendo volontariamente il metadone. Non la pensano così i parenti della vittima che, attraverso i propri legali, hanno “replicato” al Governo.

Nei giorni scorsi, il 18 dicembre infatti gli avvocati Prof. Barbara Randazzo e Luca Sebastiani, che rappresentano la famiglia, ovvero padre e fratello di Hafed Chouchane, uno dei detenuti morti durante la nota rivolta nel carcere di Modena l’8 marzo 2020, hanno depositato dinanzi alla Corte di Strasburgo la memoria di replica alle osservazioni del Governo italiano.

I legali hanno contestato la ‘sommaria e superficiale ricostruzione dei fatti’ e l’invocazione del principio giurisprudenziale del cosiddetto “rischio eccentrico”, che riterrebbe lo Stato esente da responsabilità allorché la vittima si sia volontariamente messa in situazione di pericolo. Secondo la difesa infatti il Governo italiano, “appiattito sulle risultanze processuali interne, si era limitato a eccepire l’inammissibilità del ricorso per tardività e per mancato previo esaurimento dei rimedi interni, senza rispondere alle domande formulate dalla Corte sul merito delle violazioni a diversi articoli della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo”.

Il Governo era chiamato a rispondere proprio ai quesiti posti dalla Corte Europea dei diritti dell’Uomo, che aveva ritenuto ammissibile il ricorso presentato dai legali circa le suddette presunte doglianze. Nel ricorso in questione presentato alla Corte Europea gli avvocati avevano fatto presente come il giorno della rivolta mancò la protezione dei soggetti fragili da parte dello Stato ma così non fu per il Governo: da qui la presentazione delle repliche attraverso le quali gli avvocati chiedono di riconoscere la violazione degli articoli 2, 3 e 13 della Convenzione.

“La decisione non ha preso in considerazione i numerosi elementi contraddittori emersi nel corso delle indagini, quali l’orario e luogo in cui il signor Chouchane è stato messo a disposizione delle autorità - spiegano gli avvocati nella replica. In particolare il comandante, in una prima versione, avrebbe spiegato che intorno alle 19.30, durante la rivolta dei detenuti, alcuni di questi non identificati trasportavano Chouchane al vialetto interno del cancello centrale della struttura poiché non stava bene, lasciandolo a terra: trasportato all’Unità Sanitaria Mobile del 118, se ne sarebbe accertato il decesso per arresto respiratorio. In un’altra nota, invece, lo stesso comandante avrebbe affermato che “il corpo del detenuto è stato lasciato da altri detenuti al piano terra della scala riservata al personale della Polizia Penitenziaria. Nonostante incontrasse difficoltà dovute al continuo lancio di oggetti dalla stessa scala, il personale ha recuperato il detenuto e, con l’ausilio di una barella, trasportato l’individuo fuori dall’istituto, mettendolo a disposizione dei sanitari”. Le indagini insomma, secondo la difesa non avrebbero fatto luce sui fatti.