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Il Resto del Carlino, 13 marzo 2024

La criminologa De Fazio, Garante per il Comune di Modena dei diritti dei detenuti, ha svolto 71 colloqui individuali nel carcere di Sant’Anna, promuovendo corsi professionalizzanti come sartoria e pasta fresca per favorire la riabilitazione e l’inserimento lavorativo. In sei mesi di attività 71 colloqui individuali con detenute e detenuti del carcere di Sant’Anna, attenzione all’avvio e al potenziamento di corsi professionalizzanti, come quelli di sartoria e di produzione di pasta fresca, e iniziative, come quella in programma ad aprile, dedicata al trattamento dei ‘sex offenders’, a cui il penitenziario riserva una specifica sezione.

Sono i principali aspetti emersi dalla relazione della criminologa Giovanna Laura De Fazio, a sei mesi dalla sua nomina a Garante per il Comune di Modena dei diritti delle persone private della libertà personale. Il documento è stato illustrato in Commissione Servizi nella seduta di ieri presieduta da Vittorio Reggiani (Pd), a cui hanno preso parte anche l’assessora alle Politiche sociali Roberta Pinelli e la dirigente del Settore Servizi sociali, sanitari e per l’integrazione Annalisa Righi.

L’intervento di De Fazio, eletta lo scorso luglio dal Consiglio comunale, dopo un percorso avviato nel 2021, ha riguardato soprattutto, appunto, l’attività nel carcere di Sant’Anna, svolta in collaborazione con la rete territoriale dei Garanti regionali e comunali e con altre istituzioni del territorio, come Unimore, con cui si è stabilita l’attivazione di due tirocini, attualmente in corso, presso l’ufficio della Garante.

In particolare, sono stati 71 i colloqui individuali svolti nel carcere di Sant’Anna, più uno di gruppo con le detenute del corso di sartoria. Nella maggior parte dei casi, gli incontri sono stati richiesti dagli stessi detenuti su problematiche di vario tipo, riguardanti, per esempio, il rapporto con i figli o la possibilità di ottenere un lavoro all’interno o all’esterno del carcare anche per poter aiutare i propri familiari. Proprio a questa richiesta rispondono i corsi professionalizzanti già avviati, come quello di produzione di pasta fresca per la sezione maschile e uno di sartoria per quella femminile. L’obiettivo è di rendere queste esperienze vere e proprie attività lavorative interne, per migliorare le capacità economiche dei detenuti e quindi anche l’accesso a prodotti come quelli sanitari e di cura della persona, specie per le donne.