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di Valentina Reggiani

Il Resto del Carlino, 21 marzo 2023

In tribunale a Modena si discute dell’opposizione all’archiviazione dell’indagine sulla rivolta nel carcere del marzo 2020, con 120 agenti indagati per tortura e lesioni. Parenti e associazione Antigone sostengono le testimonianze dei detenuti, mentre la procura ritiene le accuse inattendibili. È fissata per questa mattina in tribunale a Modena, davanti al Gip l’udienza di opposizione all’archiviazione dell’indagine sulla rivolta nel carcere dell’8 marzo 2020. Ad essere iscritti nel registro degli indagati ben 120 agenti della polizia penitenziaria con le ipotesi di reato di tortura e lesioni aggravate in concorso.

In seguito alla rivolta nel Sant’Anna morirono nove detenuti, secondo la ricostruzione degli inquirenti a seguito dell’ingestione massiccia di metadone. Altri successivamente denunciarono di essere stati sottoposti a violenze e pestaggi ma, per la procura, che ha richiesto l’archiviazione l’estate scorsa, i racconti dei detenuti presenti si sarebbero dimostrati inattendibili e alcune testimonianze sarebbero in contrasto con quanto riferito da altri.

A presentare l’opposizione i legali dei parenti dei detenuti morti e l’associazione Antigone. Secondo la procura appare inverosimile che, a fronte di una situazione così allarmante, il personale di polizia penitenziaria concentrasse le proprie energie per portare a compimento azioni di pestaggio a danno dei detenuti, piuttosto che impegnarsi affinché quella che appariva come una rivolta dalle dimensioni “epocali” potesse essere gestita nel migliore dei modi.

Secondo i legali delle parti offese, invece, le dichiarazioni dei detenuti sono ‘genuine’, lineari e coerenti anche con quanto emerso in sede di indagine. L’associazione Antigone aveva presentato un esposto ad ottobre 2021, dopo essere stata contattata direttamente dai detenuti che lamentavano di essere stati vittime di azioni di violenza da parte degli agenti di polizia penitenziaria. Diverse le testimonianze dei carcerati. Uno di questi, ad esempio, ha riferito di essere andato presso il campo sportivo quel giorno e che da lì, dopo circa un’ora, lui e gli altri detenuti sarebbero stati fatti salire su alcuni furgoni dai quali erano scesi agenti di polizia penitenziaria. Gli stessi, secondo le dichiarazioni del carcerato, avevano fatto mettere per terra i detenuti e li avevano picchiati dando “colpi sulla testa e sulla schiena”. Secondo un altro carcerato, due poliziotti lo avevano manganellato. “Dopo avermi ammanettato e spogliato - aveva dichiarato - mi hanno condotto verso le porte gialle che delimitano l’ingresso all’istituto penitenziario e sono stato colpito da diverse manganellate”.