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di Gabriele Bassani

 

Il Giorno, 1 gennaio 2015

 

Intercettazione mal interpretata, ora il collezionista Pasquale De Domenico si prepara a chiedere i danni. Una telefonata intercettata e male interpretata è costata due settimane di carcere e oltre due anni e mezzo di preoccupazioni ad un imprenditore cogliatese, incensurato. La vittima di questa vicenda sconcertante è Pasquale De Domenico, collezionista ed esperto d'arte, finito suo malgrado nell'inchiesta sul maxi furto alla gioielleria Scavia di via Della Spiga a Milano, avvenuto nel febbraio del 2011.

Il 23 maggio del 2012, ironia della sorte o beffa del destino, giorno del suo compleanno, uomini della Polizia bussano alla casa cogliatese di De Domenico, in via Piave, prima dell'alba, con un mandato di arresto. Quello stesso giorno aveva un volo prenotato per tornare nella sua Sicilia, di cui è originario a dare sepoltura alla madre nella tomba di famiglia. Ma da quel momento la sua vita non è stata più la stessa. Gli agenti hanno perquisito le stanze dell'abitazione alla ricerca di "un oggetto a forma di palla" che non trovano, poi prelevano De Domenico e lo conducono in Questura a Milano per le formalità, quindi in carcere a Brescia.

È accusato di avere venduto gioielli "di sicura provenienza delittuosa". Per gli inquirenti sarebbe uno dei ricettatori, in particolare di un oggetto "a forma di palla" di cui De Domenico ha parlato al telefono con uno tra i più noti antiquari di Milano, il cui apparecchio era sotto controllo. Ma l'oggetto della discussione era un vaso Gallè, che De Domenico aveva regolarmente acquistato alla Fiera antiquaria di Parma nel 2011, con tanto di fotografie, descrizione e fattura e che proprio nel maggio del 2012 ha lasciato in conto vendita all'antiquario milanese.

Sarebbe bastato accertare questo, con tutti i documenti alla mano, nel giro di un paio d'ore, per evitare a De Domenico 14 giorni di carcere in una cella piccolissima, a Brescia, con altri 5 detenuti. Invece ci vogliono 2 giorni prima di poter parlare con il Gip, poi altri 10 giorni per incontrare il pubblico ministero a cui spiegare le sue ragioni, evidentemente convincenti, tanto che lo stesso Pm produce subito un'istanza di scarcerazione, che però ha bisogno di altri 2 giorni per essere visionata ed accolta. "Sono stato rilasciato l'8 giugno, un venerdì, alle 17, non ho potuto nemmeno riprendermi i 70 euro che avevo in tasca al momento dell'arresto, perché la cassa del carcere era già chiusa. Mi hanno dato un foglio per poter salire sul treno senza biglietto", racconta De Domenico.

Ma per potersi sentire definitivamente "al sicuro", ha dovuto attendere altri due anni, fino a quando, finalmente, è entrato in possesso dell'atto di archiviazione della sua posizione. Poi ha aspettato altri 6 mesi perché l'archiviazione diventasse definitiva e solo ora ha potuto avviare la pratica per chiedere il risarcimento dei danni. "Ma non mi faccio illusioni", commenta.