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di Luca Roberto

Il Foglio, 9 agosto 2024

Il vicepresidente della Camera: “Forza Italia ha l’obbligo di invitare gli alleati a ragionare. Dei suicidi nelle carceri siamo tutti responsabili. Nordio? È condizionato dai giudici che lavorano con lui al ministero”. “È ora di uscire da questa discarica giustizialista. Se il problema del sovraffollamento carcerario non riusciamo a risolverlo, allora che ci stiamo a fare al governo?”. Il vicepresidente della Camera Giorgio Mulé, esponente di Forza Italia, non è tipo da esternazioni timide. Nelle stesse ore in cui a Montecitorio si dava l’ok al decreto carceri, si suicidava il 66esimo detenuto dall’inizio dell’anno: il 39 per cento di loro, secondo la Caritas, era in attesa di giudizio.

“A febbraio, quando i suicidi erano 18, era un’emergenza. Adesso non lo è più. È la constatazione che siamo stati incapaci di gestire l’emergenza”, ragiona Mulé col Foglio. “Preso atto di questo, bisogna sapersi interrogare su quel che non sta funzionando. Perché i continui suicidi nelle carceri sono un disonore per la politica tutta. A mali estremi, estremi rimedi”. Quali? “Non un’amnistia, ma il coraggio di procedere a un intervento sulla custodia cautelare. In Italia circa il 20 per cento dei detenuti è ancora in attesa di un giudizio di primo grado.

In migliaia soffrono le pene dell’inferno e saranno poi giudicati innocenti. Lega e Fratelli d’Italia hanno sensibilità diverse, va bene, ma noi come Forza Italia abbiamo l’obbligo di invitarli a ragionare”. Il ministro della Giustizia Nordio dovrebbe fare molto di più? “Il Nordio che vedo io dice delle cose giuste. Poi faccio la tara con le misure licenziate ed è evidente che c’è qualcosa che non va. Ne devo ricavare che è condizionato da alcuni magistrati che lo circondano al ministero”.

Mulé riconosce che il sovraffollamento carcerario “è un problema antico. Sicuramente qualcosa s’è fatto con le assunzioni nella polizia penitenziaria, gente che vive quotidianamente un dramma indicibile. Poi certo scontiamo l’assenza di una programmazione nella costruzione di nuove carceri. Ma non possiamo non rivendicare un approccio garantista, che è la semplice difesa dei princìpi della Costituzione”. Il deputato azzurro spiega che da parte di Forza Italia c’è già stato un lavoro di mediazione. “Qualche settimana fa abbiamo avuto una riunione drammatica al Senato con le altre forze di maggioranza. Sul decreto carceri abbiamo fatto una scrematura degli emendamenti. Il viceministro Sisto ci ha provato. Ma se non riusciamo a incidere su materie così delicate e così importanti per la nostra storia, ripeto, che ci stiamo a fare al governo?”.

Alla Camera un ordine del giorno del deputato di Azione Enrico Costa ha chiesto al governo di rivedere le norme sulla custodia cautelare. Il vero elefante nella stanza di tutta la discussione. “Non si tratta di pretendere amnistie o svuota-carceri, ma di ragionare su una stortura tutta italiana. Sul totale di tutti i detenuti, circa il 25 per cento di loro è ancora in attesa di un giudizio definitivo. Si capisce allora come una discussione su questo punto, pur avendo i nostri alleati sensibilità diverse dalla nostra, sia necessaria”, ragiona ancora il forzista. Secondo cui “Forza Italia alla coalizione deve essere in grado di indicare anche un percorso. Se alla fine dell’anno arriveremo, Dio non voglia, alla cifra enorme di 100 suicidi non siamo autorizzati a scandalizzarci, a piangere, perché le nostre responsabilità sono evidenti. Dietro questi morti ci sono orfani, vedove, famiglie distrutte. Ecco perché ci vuole un’assunzione di responsabilità collettiva per un cambio di rotta vero, repentino”.

A proposito di responsabilità, c’è una catena in particolare che non sta funzionando? Pensiamo soprattutto al Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria (Dap), con a capo Giovanni Russo. “Già a febbraio il presidente della Repubblica Mattarella convocò il capo del Dap perché la situazione stava esplodendo. È del tutto evidente che da allora in poi un cambio di passo non c’è stato, anzi. L’incapacità di gestire l’emergenza è sotto gli occhi di tutti”.

Torniamo a Nordio, che proprio mercoledì è tornato a Palazzo Chigi a discutere con la premier Meloni di nuovi interventi in materia carceraria. “Molte delle cose che dice Nordio sono condivisibili, ha una cultura garantista. Però c’è una scarsa corrispondenza con quello che finisce nei decreti. Mi viene da pensare che ci sia, tra coloro che lo circondano nell’attività al ministero, qualche magistrato che lo condiziona”, analizza ancora Mulé. Riuscirete a far cambiare idea a Lega e FdI? “È quello che deve fare Forza Italia”.