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di Widad Tamimi

La Repubblica, 12 aprile 2024

Parla l’imam della Grande Moschea di Roma: “Bisogna proteggere la vera essenza delle religioni e isolare le appropriazioni illecite dei simboli sacri”. Per chi guarda il cielo, non solo figurativamente, ma alla ricerca di quella falce di luna così importante nella scansione del tempo per l’Islam, la convergenza tra religione e scienza è oltre che un passo significativo di armonizzazione tra fede e ragione, sacralità e secolarità, un’indicazione essenziale per l’adempimento delle norme religiose. Nader Akkad è un’esemplare sintesi di questa convergenza: ingegnere, è stato ricercatore all’International Centre for Theoretical Physics di Trieste ed è imam della Grande Moschea di Roma. Ogni occasione è per lui un pretesto per muovere importanti passi di un’integrazione che non è solo religiosa, ma anche culturale, sociale e si spinge fino al dialogo con la scienza.

Islam e Unione Europea: incontro o scontro?

“Anni fa, dopo aver già completato gli studi di teologia in Siria, frequentai il master dell’Università di Padova in Studi sull’Islam d’Europa, iniziativa del ministero degli Interni con un consorzio di atenei per la formazione di figure religiose in sintonia con i valori dell’Unione Europea. Una formazione di stampo europeo, che possa integrare la formazione degli imam con i valori fondanti del progetto europeo, ci permette non solo di sviluppare un Islam d’Europa, che non significa affatto rinnegare i fondamenti e gli insegnamenti del Corano, ma piuttosto coniuga la proclamazione dell’unicità di Dio con la molteplicità delle culture che caratterizzano il vecchio continente”.

La Grande Moschea di Roma si sente a casa?

“In mezzo a Roma spicca un minareto tra i tanti campanili. Non stona: è invece simbolo della bellezza della Costituzione italiana, che protegge la mescolanza dei popoli, delle culture e dei diversi credo garantendo le libertà e promuovendone l’incontro. Molti si lamentavano della non reciprocità, i paesi musulmani integralisti non avrebbero mai permesso di costruire una Chiesa. Paolo VI rispose che una Moschea a Roma avrebbe arricchito il carattere di civiltà universale della città”.

Anche i luoghi giocano una loro parte, è soddisfatto del progetto dell’architetto Paolo Portoghesi?

“Portoghesi ha saputo creare un dialogo interreligioso architettonico straordinario. L’edificio prende spunto dal modello del giardino, caratteristico del Maghreb e della grande moschea di Cordova; quello della moschea ottomana e di quella persiana, nell’alternanza tra grandi cortili e spazi aperti. A queste caratteristiche si aggiunge l’utilizzo di materiali dell’architettura romana, come il travertino e il cotto rosato”.

L’estremismo è una faccia dell’Islam o uno sfiguramento?

“Bisogna insistere sulle giuste definizioni: quando si parla di terrorismo si entra nella sfera della criminalità. Bisogna proteggere la vera essenza delle religioni ed isolare le appropriazioni illecite dei simboli religiosi. La sfida futura sarà soprattutto culturale”.

Il riconoscimento da parte dello Stato italiano conferisce più margine di manovra alla comunità musulmana anche in questo senso?

“È fondamentale. Permette innanzitutto la prevenzione della deriva estremistica evitando la dispersione delle anime che non avendo il supporto e il sostegno di una comunità che le aiuti ad integrarsi rischiano di intraprendere strade pericolose. La cultura è un mezzo fondamentale alla costruzione dei processi di integrazione”.

La Grande Moschea sostiene anche la sostenibilità energetica in una interazione anche interreligiosa...

“Poco più di otto secoli fa, avvenne un incontro molto importante tra San Francesco e il comandante dell’esercito nemico, il Sultano d’Egitto Malik al-K?mil. Fu uno dei più straordinari gesti di pace nella storia del dialogo fra Cristianesimo e Islam. Oggi lo spirito di quel gesto di pace rivive nella commuovente esperienza di collaborazione tra la Grande Moschea di Roma e l’Ordine dei Frati Minori Francescani. Ma oltre ad aver dato vita alla prima comunità interreligiosa d’Italia, abbiamo promosso un sodalizio ambientalista: entrambe le realtà diventano parchi per la produzione di energia rinnovabile per alimentare i consumi interni ma anche il fabbisogno, in caso di eccesso di energia, dei quartieri più vicini. Anziché un’energia fossile che divide, un’energia solare che unisce”.

Si chiude il mese di Ramadan, con quale spirito il musulmano entra nella festa dell’Eid?

“Il digiunante ha due momenti di gioia, il primo al tramonto per la fine del digiuno, il secondo nell’incontro col Signore, che lo compenserà per la sua astinenza. Il ramadan è un mese di grande spiritualità, rafforza il credente e lo avvicina al Signore, ma è anche un momento di importante vicinanza ai temi contemporanei di eguaglianza e giustizia”.