sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Viviana Lanza

Il Riformista, 8 maggio 2022

Basta con questa visione carcerocentrica. Le celle scoppiano, i diritti sono mortificati, la detenzione non ha altra funzione se non quella di rendere la condanna una vendetta. “Il carcere deve essere integrativo, deve essere rete”, dice Fra’ Giuseppe Pulvirenti, cappellano di Poggioreale, parlando da Scampia dove si presenta il libro “Carcere” del garante Samuele Ciambriello.

L’incontro si svolge nell’Officina delle Culture “Gelsomina Verde”, organizzato da Ciro Corona, presidente dell’associazione “Resistenza”. Carcere come extrema ratio, dunque.

Non si tratta di uno slogan da garantisti, lo prevede la legge. Il direttore del carcere di Poggioreale Carlo Berdini, intervenendo al dibattito, afferma che “bisogna capire in che misura e come il carcere possa essere necessario”. “Ritengo - aggiunge - che il carcere debba essere considerata una misura residuale. Deve far sì che le persone non escano peggiori e il miglioramento dei detenuti deve passare necessariamente dal lavoro, dalla cultura, da tutto ciò che prevede l’ordinamento penitenziario”.

Lavoro, parola che dice tutto ma che spesso si traduce in niente. Eppure quanto il lavoro sia importante nel percorso di riscatto di chi vive la privazione della libertà personale è cosa nota, lo ricorda Pietro Ioia, garante della città metropolitana di Napoli. “Il carcere si dovrebbe reggere su tre pilastri: diritti, lavoro e inclusione territoriale - aggiunge Enzo Vanacore, rappresentante della cooperativa L’uomo e il legno - Tre obiettivi difficili ma vanno perseguiti”.

Il percorso passa per il reinserimento sociale. Adriana Sorrentino, referente Uepe Campania, spiega come “il discorso sull’inserimento territoriale dei nostri ragazzi è il motivo per il quale spesso sono in giro per il mondo per progettare interventi che si possono fare”. Servono ponti. “È necessario che prima di tutto si crei una coscienza civica - conclude Ciambriello. Non bisogna continuare a pensare che il carcere sia una risposta certa e immediata, che ci è dovuta per la sicurezza sociale. Carcere è l’anagramma di cercare. Cercare per ricostruire. Siamo qui a Scampia con diverse associazioni, cooperative e detenuti in affidamento in prova. Il Terzo settore è una “zattera” che può remare controcorrente nel mare dell’indifferenza e della repressione”.