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di Barbara Pia Vadalà

metropolisweb.it, 21 dicembre 2023

L’arrivo del Natale è alle porte e non per tutti verrà festeggiato seduti ad un grande tavolo imbandito. Coloro che vivono dietro le sbarre, i detenuti vivono quotidianamente l’emergenza e le difficoltà della vita nelle carceri ma, nei periodi festivi, quali Natale o Capodanno, queste difficoltà vengono percepite maggiormente. Tra i problemi relativi alla vita in cella abbiamo la solitudine, l’incognita del futuro, il timore di non essere accolti dalla società.

“Dovremmo fare un ragionamento politico, culturale e sociale sul prima, il durante e il dopo”: spiega Don Tonino Palmese, garante per i diritti dei detenuti del Comune di Napoli e presidente della Fondazione Polis. Palese sottolinea quanto sia importante porre l’attenzione sulla vita prima del carcere, in particolare modo sulla questione minorile, sul “durante, come i detenuti e le detenute vivano la loro condanna ed infine al dopo, alla paura di non essere accettati dalla società. In prossimità delle feste natalizie, e queste, in carcere, portano con sé grande malinconia.

Le richieste avanzate da gran parte dei detenuti riguardano la sfera affettiva: la possibilità di vedere la propria famiglia o anche sentire i propri cari attraverso una semplice telefonata. Al problema legato alla comunicazione si accosta quello legato all’incertezza del futuro all’esterno della cella: un detenuto o una detenuta vivono con la costante paura che, una volta scontata la pena, la società non sia pronta ad accettarli nuovamente in essa.

La questione lavorativa resta un grande scoglio da affrontare ed abbattere ma, nel carcere di Secondigliano, Napoli, “accede qualcosa di particolare”. Don Tonino Palmese spiega come, nel carcere di Secondigliano, i detenuti si occupino del confezionamento di casuale e sole indossate da sacerdoti e vescovi. Il lavoro, associato allo sport ed alla cultura, sono i tre punti cardine per far si che la vita all’interno del carcere risulti produttiva.

“Penso alle diverse migliaia di detenuti analfabeti che non riescono ancora a impugnare la penna o a fissare lo sguardo su un libro. Così come penso alla positività: a Secondigliano c’è il polo universitario e alcuni detenuti stanno conseguendo titoli di studio che permettono loro non solo di immaginare un futuro ma anche un presente molto dignitoso”, conclude Don Tonino Palmese.