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di Rossella Grasso

L’Unità, 30 giugno 2023

“Sarò sentinella per il mantenimento della dignità delle persone” La Città di Napoli ha un nuovo Garante dei detenuti: è Don Tonino Palmese, 66 anni, presidente della Fondazione Polis, già responsabile di Libera in Campania, che ricoprirà il ruolo. Palmese, sentito poco dopo l’annuncio da parte del sindaco da L’Unità, si è detto pronto a rimboccarsi le maniche con entusiasmo: “Voglio essere la sentinella del mantenimento della dignità delle persone, garantendo che nelle carceri ci sia continuità con quello che dice la Costituzione e le leggi dello Stato. Non è civile, né costituzionale, né cristiano che si consenta l’abbrutimento della dignità delle persone. Non deve succedere mai”, ha detto.

Al sindaco Manfredi, Palmese è sembrato subito la persona giusta a ricoprire il delicato ruolo, perché, come sottolineato nel decreto sindacale, “ha maturato una consolidata esperienza tanto nel campo della tutela dei diritti umani quanto in quella delle attività sociali svolte presso istituti di pena, anche in collaborazione con il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Campania”.

Anche Don Tonino Palmese, come chi lo ha preceduto, non percepirà alcuna indennità o compenso, svolgendo la sua attività a titolo completamente gratuito. Palmese, nato e cresciuto a Napoli, quartiere Ponticelli, è sacerdote da oltre 30 anni. “A casa mia si respirava l’aria di quella stagione bella del comunismo - racconta - A casa mia si leggeva l’Unità. Mio padre era comunista innamorato di Berlinguer. Il caso volle che morisse lo stesso giorno, mese e anno in cui morì il leader. Mia mamma era invece profondamente cattolica. Già tra le quattro mura di casa si respirava il ‘compromesso storico’ vero, quello volto a fare il bene comune”.

“Una risposta autentica”, come ha detto don Tonino Palmese è quella che intende dare a quanti gravitano intorno al mondo delle carceri. Al centro del suo pensiero, della sua filosofia di vita, c’è la giustizia riparativa. Con la sua storia personale, il suo lavoro e il suo costante impegno, Don Tonino Palmese cerca di unire le fila tra le vittime e i colpevoli, di fare di due mondi opposti una narrazione comune. Da anni si occupa dei familiari delle vittime innocenti della criminalità, e con la sua esperienza ha capito quanto sia fondamentale mettere insieme questi due mondi, queste due storie, apparentemente inconciliabili per creare un mondo migliore, più libero. “E’ importante riuscire a raccontare alle vittime il mondo dei colpevoli. Stimolare la curiosità nel capire cosa c’è dietro un delitto, cosa li ha spinti a tanto, anche la prepotenza”.

“Negli anni abbiamo organizzato tanti incontri in carcere tra i familiari delle vittime della criminalità e i detenuti - continua il sacerdote - è stato chiaro che più ci si conosce e più si alimenta la speranza concreta di uscire dalla rassegnazione della propria condizione, per entrambe le parti”. Ed è questo uno dei punti da cui ripartire per riabilitare e riattivare vittime e carnefici alla vita. “Il perdono non è né un punto di partenza né di arrivo, non è nemmeno un criterio metodologico per la giustizia perché attiene alla sfera della coscienza. Ma è importante come ipotesi di riconciliazione: non negare comprensione e accoglienza dell’altro nella propria vita”. Per il sacerdote l’incontro è la strada per lasciarsi alle spalle il dolore o migliorare la propria condizione, senza cedere più al male. Una via che migliora tutti e che ricade positivamente su tuta la società. Il sacerdote racconta che da ottobre partirà un corso sulla Giustizia riparativa organizzato in collaborazione con la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, sezione Capodimonte, Fondazione Polis e il Garante della regione Campania, per creare dei veri professionisti della giustizia riparativa che possano operare in tal senso.

Per Don Tonino Palmese l’altro punto da cui ripartire nelle carceri napoletane è migliorare la qualità della vita in carcere. Da anni con i suoi progetti entra ed esce dalle carceri, parla con i detenuti e i loro familiari e si è fatto una idea delle condizioni spesso drammatiche in cui versano: “Ogni volta che entro in un carcere mi accorgo che mancano i presupposti per la vita - ha detto Palmese - parlo di spazi, tempi, colloqui e soprattutto la salute vista come valore che richiede buone cure messe bene in pratica”. Don Tonino Palmese intende portare avanti il suo lavoro per le carceri dentro e fuori dalle mura, per far capire a tutti che “nessuno ha il diritto di togliere la vita di un altro ma nemmeno di abbrutire la vita di un altro”.