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di Marco Molino

Corriere del Mezzogiorno, 24 marzo 2024

Come è noto Nisida è altrove ed è un carcere minorile vero e proprio, temo che questo non venga ben percepito dai ragazzi. “Nisida non è Mare Fuori. La detenzione è sofferenza ed isolamento, non è quella mitizzata da una fiction”. Laura Patrizia Cagnazzo, preside dell’Istituto comprensivo De Curtis-Ungaretti di Ercolano, non usa la diplomazia per denunciare il rischio che le fiction possano proporre ai ragazzi realtà che “non sono la normalità”.

Preside, a proposito di Mare Fuori, a Napoli ci sono state file lunghissime per visitare la caserma dove è ambientata la fiction, con tantissimi ragazzi in attesa anche per due ore, che effetto le fa?

“Fermo restando che il “prodotto Napoli” tira tantissimo al punto che la città registra numeri record nel turismo, sono dispiaciuta che a funzionare sia una certa idea di Napoli, quasi fossimo un fenomeno da baraccone. C’è una curiosità un po’ morbosa nel visitare il luogo di reclusione dei giovani protagonisti della fiction, ma come è noto Nisida è altrove ed è un carcere minorile vero e proprio, temo che questo non venga ben percepito dai ragazzi”.

In che senso?

“Beh, il rischio è che centinaia di migliaia di giovani spettatori non si rendano conto che a Nisida si scontano pene e si soffre e che, per esempio, i ragazzi del terzo piano del penitenziario non possono stare all’aperto come si vede nella serie tv ma devono restare in cella”.

Forse servirebbe proporre modelli positivi...

“Certamente, almeno noi come istituzione scuola abbiamo il dovere di sottolineare realtà e modelli di persone che hanno scelto la legalità. Noi ci proviamo sempre”.

Lei dirige una scuola comprensiva di Ercolano, che situazione sociale riscontra?

“Nelle periferie e in provincia ovviamente ci sono problemi complessi. Non esiste solo Caivano, lì è stato fatto un decreto cucito su misura ma tutte le periferie sono difficili, ci sono sacche enormi di povertà culturali e sociali, ci sono genitori in difficoltà che devono barcamenarsi per sbarcare il lunario e purtroppo seguono poco o quasi per niente i loro figli. Ovviamente anche Ercolano non fa eccezione. Ci sono ad esempio casi di discriminazione di genere, ragazzi che hanno rapporti precoci con il rischio di inficiare il loro futuro”.

La scuola pubblica resta un faro nel deserto…

“Noi ci impegniamo, cerchiamo di fornire ai ragazzi un’offerta educativa “personalizzata” ma si combatte con pochi mezzi, direi a mani nude. Ora stiamo tutti sperando nelle risorse del Pnrr per poter introdurre la figura del mentore, un insegnante che possa aiutare i ragazzi più deprivati socialmente e culturalmente, speriamo che si riesca a superare le lungaggini burocratiche. Intanto si ha un bel dire di tenere aperte le scuole anche di pomeriggio. Richiede personale aggiuntivo, turni ulteriori, sorveglianti per impedire atti vandalici e mantenere standard adeguati di sicurezza”.

Insomma, la solita carenza di risorse finanziarie...

“Purtroppo sì e con l’autonomia differenziata andrà ancora peggio. Noi però stiamo provando a creare ambienti “plurisociali” nelle classi dove i ragazzi più in difficoltà possano confrontarsi con modelli positivi e capire che esiste anche una normalità al di fuori di quello che vedono in televisione oppure sui social. Devo dire che stiamo ottenendo buoni risultati. Noi siamo anche una scuola a indirizzo musicale e proprio pochi giorni fa abbiamo accompagnato i nostri alunni al San Carlo, i ragazzi hanno imparato arie della Turandot e si sono emozionati salendo sul palco per incontrare gli artisti. La bellezza e l’arte, come ripeto spesso anche ai nostri ragazzi, ci salveranno”.