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di Fabrizio Geremicca

Corriere del Mezzogiorno, 9 febbraio 2023

Palazzo Giusso, la sede dell’Università L’Orientale in largo San Giovanni Maggiore, nel centro storico di Napoli, diventa il quartiere generale della mobilitazione studentesca in solidarietà di Alfredo Cospito. Di lui molto si è scritto e discusso nelle ultime settimane.

È l’anarchico che sta scontando trent’anni di reclusione - attualmente è detenuto nel penitenziario di Opera, alle porte di Milano - perché ritenuto l’autore di alcuni attentati dinamitardi, tutti senza vittime, e della gambizzazione nel 2012 di Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare. Cospito è sottoposto al 41 bis in ragione della sua presunta capacità di influenzare e promuovere dal carcere nuove iniziative e nuovi attentati. È in tale condizione dal 4 maggio 2022, quando il ministro Cartabia firmò il decreto che prevedeva nei confronti dell’anarchico tale provvedimento. Da tre mesi e mezzo ha intrapreso uno sciopero della fame, che ne mette ogni giorno che passa sempre più a rischio la vita, contro il regime carcerario che gli è stato applicato. Ne chiede la revoca ed ha esteso la sua battaglia a tutti i detenuti nella sua condizione. Non solo mafiosi, perché il carcere duro riguarda, per esempio, anche Nadia Desdemona Lioce, esponente dell’ultima leva delle Brigate Rosse, in carcere per l’omicidio del giuslavorista Marco Biagi e per altri reati.

Due giorni fa - si diceva - il Collettivo autorganizzato universitario, l’ala della sinistra radicale tra gli studenti universitari, aveva acceso fumogeni e calato uno striscione lungo la facciata della sede dell’ateneo. “Alfredo Cospito - avevano scandito gli attivisti al megafono - è in sciopero della fame contro una misura detentiva che è stata definita tortura persino dalla Corte europea e la sua lotta riporta l’attenzione sulla disumanità del sistema carcerario nel suo complesso in questo Paese”. L’iniziativa era anche propedeutica a lanciare l’assemblea che si è svolta nel pomeriggio di ieri e che poi è sfociata nella occupazione. L’incontro di mercoledì è stato promosso dal Cau in collaborazione con il comitato “Morire di pena” e si proponeva di sensibilizzare l’opinione pubblica affinché si arrivi all’abolizione di ergastolo e 41 bis. Ha avuto un riscontro discreto, perché hanno preso parte all’assemblea un centinaio di ragazze e ragazzi. I quali, alla fine, hanno deciso che la protesta proseguisse con la presa di possesso degli spazi dell’ateneo.

“La nostra iniziativa - scrivono in un comunicato - si inserisce in una mobilitazione più ampia in corso nel Paese contro la disumanità delle condizioni delle carceri in Italia”. E aggiungono: “Contro un governo di estrema destra e incline alla repressione è fondamentale che si prenda posizione anche all’Università”. Nella serata di ieri sono confluiti a Palazzo Giusso altri attivisti, per rafforzare la presenza degli occupanti. Oggi è in programma una manifestazione pubblica. Potrebbe essere un’altra assemblea o potrebbe diventare, se i numeri lo permetteranno, un corteo all’interno del centro storico cittadino.

L’occupazione dovrebbe essere limitata peraltro ad una sola notte, secondo le notizie raccolte ieri tra alcuni dei partecipanti alla mobilitazione. Non è la prima iniziativa a Napoli di solidarietà per l’anarchico al 41 bis quella che stanno promuovendo in queste ore le studentesse e gli studenti universitari dei collettivi autogestiti. Il 5 gennaio, infatti, ci fu un presidio davanti al carcere di Poggioreale, al quale parteciparono anche Potere al Popolo, i comitati di appoggio alla resistenza comunista(Carc), l’Unione sindacale di base, l’ex consigliere regionale Franco Maranta e Samuele Ciambriello, il garante dei detenuti della Regione Campania.