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di Laura Aldorisio

Corriere del Mezzogiorno, 4 luglio 2023

Secondigliano, il polo universitario penitenziario Federico II e altri 40 in Italia. “La vittoria c’è già: parlare di esami e di studi, non più solo di condanne, processi e permessi”. Con la sua tesi, dal titolo “Perilla Frutescens: il basilico cinese”, si è laureato nel carcere di Secondigliano dove sta scontando la sua pena. Tutto iniziò per caso: “Volevo chiedere il trasferimento a Rebibbia. Poi ho incontrato la professoressa Marella Santangelo e ho cambiato idea”.

Lei è la delegata del polo universitario penitenziario Federico II di Napoli, nato nel 2017 per rispondere a quel diritto allo studio che ovunque ha cittadinanza. Coinvolta per la sua professione d’architetto e la sua attenzione agli spazi della quotidianità in carcere. Da allora i poli in Italia sono cresciuti, da 24 a 41, assieme alla consapevolezza che l’offerta dei percorsi di laurea debba essere ampia.

“Da giovane - racconta lui ora - ero iscritto a Giurisprudenza, poi ho abbandonato. Ora, a 58 anni, ci sono riuscito”. Si è laureato in Scienze erboristiche, così come un altro detenuto, più giovane, che ha un desiderio chiaro: produrre olio biologico. Arrestato a 26 anni, ne ha già trascorsi dieci in carcere. “Ho scelto di laurearmi perché credo che il tempo passato qui sia buttato via. So di aver passato qui gli anni migliori.

Ma studiare mi fa vedere le cose in modo diverso, è bello chiudere la giornata sapendo di aver imparato qualcosa di nuovo, una nuova direzione”. Il primo racconta una fatica maggiore nel guardare al futuro: “Io ho un prima e un dopo e per me il dopo è piccolissimo”.

Restano i dubbi sulla vita fuori, ma anche la certezza di aver guadagnato “la voglia di impegnare il tempo”. Ora li aspetta il test per la magistrale di Scienze della nutrizione umana a settembre. Al momento sono 96 gli studenti e dieci i percorsi attivi che hanno tutte le terminazioni necessarie, come il tirocinio formativo che i due laureati dell’Alta sicurezza di Secondigliano hanno svolto nella farmacia del carcere.

“Devo dire - ammette la Santangelo - che è commovente vederli così impegnati, io stessa mi scopro cambiata nel mondo di lavorare e tutti si sono sentiti parte di una novità”. Il momento della laurea davanti al rettore della Federico II, Matteo Lorito, è stato condiviso anche con i familiari dei detenuti. Momento di bilanci, per il più vecchio: “Avessi studiato prima...”. Ma anche di speranze, per il più giovane: “Fra dieci anni mi auguro di essere con mio figlio e di poter dire a me stesso: hai visto che qualcosa sei riuscito a fare?”.x