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di Samuele Ciambriello*

La Repubblica, 16 ottobre 2023

Questa mattina alle ore 12 presso l’Auditorium degli Scavi di Pompei alla presenza del direttore del Parco archeologico Gabriel Zuchtriegel, del direttore della Casa circondariale “G. Salvia” Poggioreale, Carlo Berdini, del Garante regionale dei detenuti della Campania, Samuele Ciambriello, e del presidente del Tribunale di sorveglianza di Napoli, Patrizia Mirra, si firma il protocollo d’intesa che apre i siti archeologici del Parco ai lavori di pubblica utilità per l’inserimento sociale dei detenuti. Intervengono anche il Provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria Campania, Lucia Castellano, e il Capo dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Giovanni Russo.

Il protocollo d’intesa tra il Parco archeologico di Pompei, il carcere di Poggioreale, il Tribunale di sorveglianza di Napoli e il Garante campano delle persone private della libertà personale per l’inserimento lavorativo dei detenuti in attività di ordinaria manutenzione e supporto agli uffici amministrativi del Parco archeologico di Pompei è un segnale di grande attenzione anche alla dimensione della riparazione del danno conseguente alla commissione del reato. Un lavoro di pubblica utilità per recuperare, ripartire, ritrovarsi.

L’iniziativa che coinvolge persone detenute in misura alternativa per lavori di pubblica utilità nel Parco archeologico di Pompei, rappresenta un connubio straordinario tra la valorizzazione del patrimonio culturale e il processo di riabilitazione sociale. Questo luogo, ricco di storia e importanza culturale, testimonia il legame intrinseco tra l’identità di una comunità e il suo patrimonio.

Le attività svolte da queste persone diversamente libere del carcere di Poggioreale, oltre a fornire un contributo tangibile alla conservazione e alla fruizione del sito archeologico, promuovono una profonda connessione tra la riabilitazione individuale e la tutela del patrimonio collettivo. Attraverso il lavoro di cura e conservazione di Pompei, i partecipanti a questa iniziativa imparano a prendersi cura di sé stessi e delle proprie comunità, trasformando un passato di errore in un futuro di rinnovamento.

L’esperienza in questo contesto culturale li incoraggia a riscoprire la dignità personale e il senso di appartenenza a una società che valorizza il patrimonio culturale come un bene prezioso e condiviso. In definitiva, questo progetto dimostra che il prendersi cura delle persone e dei luoghi può essere un potente strumento di recupero sociale, unendo la riabilitazione individuale alla preservazione della nostra eredità culturale.

È una iniziativa che rende la detenzione un’occasione di formazione e recupero, come vuole la Costituzione, nell’ottica di una diversa connotazione della pena. Il lavoro è un diritto, un obbligo, non un privilegio. Sono grato al direttore del Parco archeologico di Pompei per aver accettato questa proposta “profetica” in un momento in cui sul carcere e il mondo penitenziario è sempre più presente un populismo penale e politico, supportato da un populismo mediatico. Non è facile per gli Enti locali, gli operatori culturali e sociali del nostro Paese accogliere e accompagnare i diversamente liberi per ricominciare. La società quando non è ostile è sicuramente sull’argomento alquanto indifferente. E si sa l’indifferenza è un proiettile silenzioso che uccide lentamente.

*Garante campano delle persone private della libertà personale