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di Giuliana Covella

Il Mattino, 17 marzo 2024

“La situazione di tanti, troppi, detenuti delle nostre città e del nostro Paese non è degna della nostra Costituzione repubblicana, la quale considera prioritaria non solo la tutela di tutti gli esseri umani ma anche la finalità educativa della pena”. Così ha scritto l’arcivescovo di Napoli don Mimmo Battaglia in una lettera indirizzata a don Franco Esposito, direttore della Pastorale carceraria della Diocesi partenopea, che ieri mattina ha organizzato l’iniziativa “Basta suicidi in carcere” con la collaborazione delle associazioni Liberi di Volare onlus e Sbarre di Zucchero, con il sostegno del garante regionale dei detenuti Samuele Ciambriello e di padre Alex Zanotelli. Con l’adesione di diverse realtà dell’associazionismo, che in corteo sono partite da piazza Cenni per arrivare davanti alla casa circondariale “Giuseppe Salvia” di Poggioreale. “Numerosi suicidi negli istituti di pena ci ricordano che evidentemente il nostro sistema va in una direzione opposta - scrive ancora Battaglia - che non tutelando i detenuti non garantisce neanche la sicurezza e il bene della comunità in cui dovrebbero essere reintegrati come persone rinnovate nella mente e nel cuore”.

Oltre 300 persone sono scese in piazza sin dalla prima mattinata per dire basta ai suicidi in carcere. Un fenomeno che non riguarda solamente i detenuti, ma anche gli agenti penitenziari a dimostrazione di una vita carceraria colma di frustrazione per i ristretti e per chiunque operi all’interno degli istituti penitenziari. Tra i manifestanti Monica Bizaj, presidente dell’associazione Sbarre di Zucchero e Valentina Ilardi, della onlus Liberi di Volare. “C’è un silenzio assordante davanti alle morti, alle sofferenze, all’essere calpestati nella dignità che è all’interno delle carceri - ha detto don Franco - Vogliamo far sì che si prenda coscienza di questo male che produce solo male”. Per Ciambriello quello di ieri è “un presidio che rompe un silenzio. Si continua a morire in carcere e di carcere nell’indifferenza generale in una società civile.

L’indifferenza è un proiettile silenzioso che uccide lentamente”. E sui numeri il garante insiste: “2.500 persone in Campania devono scontare meno di tre anni. Interveniamo con un provvedimento nazionale, con un indulto. Mettiamo più misure alternative in carcere. In Italia abbiamo 17mila tossicodipendenti, 1.400 in Campania di cui molti non hanno commesso un reato contro terzi ma sono stati denunciati dai familiari. Ci sono poi migliaia di persone malate di mente, di cui 400 nella nostra regione che sono recluse”. E su chi si toglie la vita in cella: “A Poggioreale sono tre i suicidi già dichiarati, per uno c’è un’indagine in corso. Non dimentichiamo poi le forme di protesta, gli scioperi per la salute: molti non vengono ricoverati, addirittura in alcuni casi si prenotano visita e operazione ma non arriva il nucleo di traduzione in ospedale”.

Diversi i cartelli con gli slogan contro un sistema carcerario ritenuto inadeguato, come rimarca Zanotelli: “Vogliamo prima di tutto che le carceri vengano abolite, perché non è un luogo di rieducazione, ma dove si impara il crimine. Siamo molto preoccupati per i suicidi che stanno avvenendo da inizio anno. Questi ragazzi sono sempre rinchiusi in cella, non possono muoversi e vengono riempiti di psicofarmaci. La politica deve intervenire, prendendo in seria considerazione il problema”. Tra le associazioni intervenute al sit-in il Movimento Spazio a sinistra Napoli: “Siamo qui per mettere in evidenza la qualità di vita dei detenuti a Napoli e in Italia - dice il coordinatore Gennaro Centanni - che è pessima. La nostra è una società che forma scarti e la politica dovrebbe affrontare questo tema impopolare”.

Ieri pomeriggio inoltre nella sede di Liberi di volare alla Sanità si è svolto un convegno organizzato dalla rete nazionale Sbarre di Zucchero sulle condizioni delle carceri, a cui hanno partecipato Ciro Corona, fondatore di Resistenza anticamorra, don Tonino Palmese, garante dei detenuti Comune di Napoli, Stefano Vecchio, presidente Forum Droghe. “Un incontro di riflessione per presentare un documento da inviare a chi deve dare risposte serie”, conclude don Franco.