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di Giuseppe Crimaldi

Il Mattino, 5 ottobre 2023

La paura del terremoto all’interno delle mura di un carcere. Se il panico generato dalle scosse telluriche che si ripetono negli sciami sismici che interessano la caldera dei Campi Flegrei di questi giorni gettano nello sgomento i liberi, immaginate la condizione che vivono le recluse della struttura penitenziaria femminile di Pozzuoli.

La loro condizione viene monitorata in queste ore dai vertici del carcere, dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, dalle istituzioni ma anche dal garante regionale per i detenuti. Ed è proprio da Samuele Ciambriello che parte un appello al governo, soprattutto in relazione al regime delle semi-libere alloggiate nell’edificio di via Pergolesi: “In questo momento serve un provvedimento per coloro che di giorno escono per andare a lavorare e rientrano per passare la notte. Serve un decreto che consenta loro di non rientrare in cella dopo il tramonto, esattamente come fu fatto durante la pandemia”.

La tensione è palpabile all’interno della struttura penitenziaria femminile di Pozzuoli. Gli sciami sismici destano angosce e preoccupazioni tra chi vive dietro le sbarre. Comprensibile. Nelle ultime ore alcune detenute hanno scritto al garante: lettere accorate, appelli e sfoghi per chi è costretto a vivere, in regime detentivo, una condizione di doppia frustrazione. “Ci aiuti lei, che cosa dobbiamo fare? - scrivono le recluse - Viviamo uno stato di angoscia, che cresce ad ogni scossa, ad ogni allarme quando la terra trema. Che cosa faremmo in caso di un forte movimento tellurico? Non abbandonateci”. Parole subito raccolte da Ciambriello: “Queste donne stanno vivendo una condizione sicuramente particolare e difficile, vivono in depressione e solitudine con l’aggravante dei timori legati al terremoto”.

Inutile dire che, sul piano dei controlli alle strutture dell’edificio, le verifiche all’interno delle mura carcerarie sono già state eseguite e non hanno evidenziato criticità. massima è l’attenzione della direzione e del Dipartimento al carcere femminile di Pozzuoli in questi che sono giorni sicuramente critici e particolari per tutta la popolazione residente sul territorio investito dagli sciami e dal fenomeno bradisistico.

Attualmente nella struttura di via Pergolesi sono ospitate circa 150 recluse, e tra queste ve ne sono nove in regime di semi-libertà. La semi-libertà è una misura alternativa al carcere concessa, attraverso la quale una persona condannata può trascorrere parte della giornata fuori dalla prigione. Viene concessa solamente in alcuni casi e se l’interessato dimostra di essere pronto per il reinserimento in società.

Di qui la proposta del garante Ciambriello: “Fermo restando che i controlli sulla staticità della struttura ci sono e sono rigorosi come accade per tutti gli edifici pubblici, c’è tuttavia una grossa componente psicologica che incide di fronte a chi vive in regime di detenzione quando si verificano eventi come quelli di questi giorni, a causa delle scosse sismiche. Auspico, come avvenne per il Covid, un decreto che esenti per alcuni mesi le detenute in semi-libertà di dover rientrare, di sera, nelle celle”.