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di Ornella Sgroi

Corriere della Sera, 12 dicembre 2023

Si stima che quest’anno si spenderanno in media 186 euro a testa. Lo scambio di doni è una bella tradizione, sarebbe importante però fare qualcosa per gli altri. Confcommercio ha stimato che quest’anno gli italiani spenderanno un po’ più di 8 miliardi in regali di Natale. Una media - si legge nel Rapporto - di 186 euro a testa. È una stima giudicata in ripresa, visto che l’anno scorso di miliardi ne erano stati spesi solo poco più di sette. Però bisogna tener conto dell’inflazione che ha fatto salire i prezzi, quindi non è detto che a una spesa maggiore corrispondano più regali comprati. Dopodiché bisogna fermarsi un attimo e forse ripensarci un po’, a quella media dei 186 euro a testa. Perché in Italia ci sono 5,6 milioni di “poveri assoluti”, il che vuol dire una persona su dieci: questa volta la cifra è dell’Istat, oltre che dell’ultimo Rapporto Caritas. E loro, con ogni probabilità, nella media dei 186 euro non ci entrano perché in regali spenderanno poco o niente: se la cifra totale va quindi divisa solo tra gli altri dobbiamo pensare che quella media sia destinata a essere più alta. Si tratta di stime, certo.

Ma il punto è un altro, anzi altri due. Il primo sta in una cifra ulteriore contenuta nella stessa indagine di Confcommercio, e cioè che solo il 40 per cento delle persone intervistate considera quella spesa in regali di Natale come una spesa “piacevole”: il livello più basso dal 2009, quando quelli contenti di andare in giro a comprare regali natalizi erano 48 su cento. Un bel paradosso, che appare in contraddizione diretta con lo spirito da cui dovrebbe essere animato il gesto stesso di fare un regalo a qualcuno. E qui veniamo all’altro punto, che invece si ricava dai rapporti annuali stilati dall’Istituto italiano della donazione in collaborazione con Csvnet. L’ultimo è del 4 ottobre scorso, Giorno annuale del dono, e vi si leggeva che nel 2022 la percentuale degli italiani che aveva fatto almeno una donazione benefica per qualcosa era di poco inferiore al 13 per cento, con una media di 69 euro a persona. Andando un po’ indietro negli anni, giusto per capire, nel 2020 il volume totale delle donazioni a scopo benefico in Italia era stato di 5,6 miliardi. Importo destinato a diminuire l’anno successivo e per tornare poi a crescere lentamente, ma senza finora più raggiungere i livelli di pre-pandemia come - a titolo di esempio - i 7,7 miliardi toccati nel 2017. Che sono comunque meno, per tornare al nostro punto di partenza, degli otto miliardi che spenderemo - in sei casi su dieci malvolentieri o comunque sbuffando - in regali di Natale quest’anno.

Peraltro regali che almeno in un certo numero di altri casi, non rilevati dall’indagine ma che sappiamo benissimo esistere per innegabili esperienze personali, verranno quasi immediatamente cestinati o dimenticati da chi li riceve. Per mancanza di bisogno. La nostra conclusione? Per carità: lo scambio dei regali sotto l’albero è una bella tradizione, ci mancherebbe, anche quando si tratta di consegnare una sciarpa presa di fretta a quel cognato cui potendo regaleremmo piuttosto un dito nell’occhio. Ma proviamo a pensare, invece, a quelli che di un nostro regalo - di un dono veramente “solidale”, così si chiama - avrebbero bisogno davvero: non solo i poveri di cui dicevamo ma gli ospedali, i centri di ricerca, le innumerevoli associazioni che vivono facendo qualcosa per gli altri, nei posti più lontani del Pianeta ma anche per gli anziani di quella Rsa dietro casa. Quasi tutte e tutti noi ne conosciamo direttamente almeno una, di associazioni del genere, di cui magari ci ha parlato un amico. E in caso contrario basta aprire Internet, c’è l’imbarazzo della scelta. In molti casi anzi potremmo acquistare da una di queste associazioni, o in qualche mercatino benefico, anche la sciarpa per quel famoso cognato. In questo modo riusciremmo persino a essere contenti di dargliela: che poi sarebbe il vero miracolo.