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di Danilo Taino

Corriere della Sera, 10 agosto 2023

Il 16% degli adulti del mondo vorrebbe emigrare, circa 900 milioni di persone. Più del 50% degli abitanti di Sierra Leone, Afghanistan, Libano pensa di andarsene. Civiltà che rischiano la fine.

Ci sono Nazioni destinate a sparire? E a non lasciare tracce memorabili delle loro culture, come accadde ai Visigoti, agli Unni, ai Burgundi? Se l’è chiesto l’economista, studioso delle disuguaglianze, Branko Milanovic qualche tempo fa osservando i desideri di emigrazione in una serie di Paesi. Un’analisi pubblicata quest’anno dall’istituto di sondaggi globali Gallup ha confermato la legittimità della domanda che si è posto Milanovic. Nel 2021, il 16% della popolazione adulta mondiale ha espresso il desiderio di lasciare il proprio Paese: quasi 900 milioni di persone. Nel 2011, la quota era il 12%, segno che, in un decennio, in molte parti del pianeta la vita è diventata più dura. I risultati del sondaggio Gallup - condotto su 127 mila adulti in 122 Nazioni - forniscono una mappa approssimativa di come vanno le cose nel mondo. In dieci anni, la voglia di emigrare è aumentata ovunque meno che nell’Unione europea e nell’Asia dell’Est. In America Latina e Caraibi, è passata dal 18 al 37% degli adulti. Nel 2021, lo stesso 37% ha detto di volere andarsene anche dall’Africa subsahariana, rispetto al 29% del 2011. Nel Commonwealth centrato sulla Russia, il desiderio di emigrare è passato dal 15 al 21% (e questo prima dell’invasione dell’Ucraina).

La voglia di cambiare Paese è cresciuta persino nell’America del Nord (dal dieci al 15%) e in Australia e Nuova Zelanda (dall’otto al 10%). Nella Ue è scesa dal 20 al 17% e nell’Asia dell’Est dal sette al 4%. Dalla Sierra Leone, il 76% degli adulti vorrebbe emigrare; dal Libano il 63%; dall’Honduras il 56%; dal Gabon il 55%; dall’Afghanistan, dalla Repubblica del Congo, dal Ghana, dalla Nigeria il 53%. Gli Stati Uniti rimangono la destinazione più desiderata, anche se in calo dal 22 al 18% nel decennio, seguiti dal Canada all’8% e dalla Germania al 7 (l’Italia è scelta dal 3%). Di solito ci si domanda, soprattutto in Europa, quali effetti culturali ha e potrebbe avere sulle società occidentali l’immigrazione di massa da Paesi diversi. Milanovic si chiede invece se alcune Nazioni - segnatamente le più povere - non siano destinate a sparire, assieme alle loro culture, una volta che la maggioranza delle loro popolazioni se ne dovesse andare, tra l’altro innescando un processo di fuga a valanga. Intere culture sparirebbero. Ma, tra la scelta di conservare tradizioni e culture e la libertà di muoversi, l’economista dice di preferire la possibilità di movimento, di emigrazione. “Il mondo ha perso i Marcomanni, i Quadi, i Samaritani, gli Alani, i Vandali, gli Avari e migliaia di altri. Sono scomparsi assieme ai loro linguaggi, alle loro culture e alle loro tradizioni. Ci mancano davvero, oggi?”. Le grandi migrazioni sono destinate a cambiare il mondo. Tutto.