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di Claudio Cerasa

Il Foglio, 9 agosto 2023

Dai rave all’immigrazione, dalla gestazione per altri all’omicidio nautico, fino al decreto “anti-piromani” approvato ieri in Cdm. Paradosso: un ministro non giustizialista costretto a creare reati e alzare pene. I piromani, questi appiccatori di incendi pazzoidi o prezzolati, chi non li vorrebbe vedere severamente puniti, anzi coperti di pece e piume?

Bene ha fatto, dunque, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, a fronte degli incendi dolosi che in questi giorni devastano ampie zone dell’Italia, ad annunciare l’immediato innalzamento, per decreto, “delle pene edittali minime e massime per chi commette questo reato particolarmente odioso”.

Bene. E chi può essere contrario? Festeggiata la voglia di piume e pece, c’è però da chiedersi se l’innalzamento delle pene aumenti la capacità delle forze dell’ordine di fermare gli incendi o serva più che altro a calmierare, come spesso accade, l’eccitazione punitiva del popolo.

Il ministro Nordio, esperto uomo di legge e solidissimo garantista, che crede nella giustizia ben amministrata più che nella frusta in mano a giudici e carcerieri, si è probabilmente posto la stessa domanda. Ma, purtroppo, da quando siede in Via Arenula il pragmatico ex magistrato di impronta liberale - che era giunto annunciando la contrarietà all’ergastolo ostativo e ad altre forzature nel trattamento dei delitti e delle pene - sta invece introducendo nuovi reati e alzando le pene persino più del professo giustizialista Alfonso Bonafede.

A parte il nuovo reato di gestazione per altri, decisione non sua, è arrivato l’omicidio nautico, equiparato a quello stradale; poi le pene aumentate per le violenze al personale scolastico, le pene accresciute per il reato di istigazione sul web, le maggiori pene per l’immigrazione clandestina e quelle contro i rave party. L’impressione è che a ogni emergenza (spesso molto mediatica) la risposta in automatico del governo, anziché individuare meccanismi di intervento e prevenzione, sia quella classica securitaria: più galera per tutti. L’impressione - e se non è corretta, caro ministro, lo dimostri coi fatti - è che Nordio per quieto vivere politico o non potendo fare diversamente - si presti a questo ruolo di Minosse, che “giudica e manda secondo ch’avvinghia”. Non proprio il ruolo di un ministro di buona giustizia.