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di Alessandro Fioroni

Il Dubbio, 10 giugno 2022

Si tratta di due britannici e un marocchino combattevano a fianco dell’esercito ucraino. Due cittadini britannici e un marocchino catturati dalle milizie filorusse in Ucraina sono stati condannati a morte. Aiden Aslin, 28 anni, del Nottinghamshire, Shaun Pinner, 48 anni, del Bedfordshire, e un terzo uomo, Saaudun Brahim, sono comparsi ieri davanti un tribunale della Repubblica popolare di Donetsk, istituito dai ribelli filo- russi. In realtà l’assise non è riconosciuta a livello internazionale ma si è aperto un caso le cui conseguenze sono tutte da decifrare compresa l’eventualità di un futuro scambio di prigionieri. Secondo quanto riferito dalle autorità della Repubblica, i tre sono ritenuti dei mercenari anche se le famiglie dei britannici sostengono invece essere soldati regolari dell’esercito ucraino.

Come dimostra la condanna di ieri, la situazione sul campo di battaglia si sta ulteriormente incattivendo. Come spiega il Ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov le perdite dell’esercito di Kiev ammontano a circa un centinaio di soldati che ogni giorno cadono in battaglia. ‘Il mostro russo ha ancora molti mezzi per divorare vite umane e soddisfare il suo ego imperiale. Abbiamo dimostrato di non avere paura del Cremlino, a differenza di molti altri. Ma noi, come Paese, non possiamo permetterci di dissanguarci, perdendo i nostri figli e figlie migliori’. La soluzione, secondo Reznikov, sta in un nuovo afflusso di armi pesanti per contrastare le truppe di Mosca. Gli ambienti governativi di Kiev infatti non sono soddisfatti della quantità e dei tempi in cui arrivano gli aiuti militari dall’occidente. In questo senso va vista l’indiscrezione secondo la quale l’Ucraina fornirebbe informazioni di intelligence con il contagocce per sollecitare proprio un ritmo piu veloce delle forniture.

Un messaggio che sembrerebbe diretto all’Europa che nonostante i proclami e le promesse sembra restia a inviare dispositivi particolarmente distruttivi pari a quelli dei russi. Per questo lo stesso ministro della difesa, anche dichiarandosi non soddisfatto, ha tenuto a ringraziare gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Polonia e i nostri amici baltici, così come tutti gli altri Paesi che contribuiscono a frenare la malvagità russa’. Sulla stessa linea il capo militare regionale del Lugansk Sergiy Gaidai che reclama anch’esso armi a lungo raggio. A suo dire in questa maniera si potrebbe ‘ ripulire Severodonetsk in due o tre giorni’. E qui infatti che si sta combattendo la battaglia piu cruenta, nella notte di ieri è stato bombardato per due volte dall’esercito russo l’impianto chimico Azot, dove si sono rifugiati circa 800 civili, 200 dipendenti e circa 600 residenti. Almeno due officine sono state colpite, tra cui una per la produzione di ammoniaca.

Nel frattempo Mosca ha fatto sfoggio di muscoli mostrando alcuni video riguardanti le esercitazioni della flotta del mar nero. E in queste acque si consuma anche la crisi alimentare che sta diventando allarmante per il mondo visto che a causa della guerra le derrate agricole, grano in particolare, non possono lasciare i porti. Neanche il viaggio di Lavrov in Turchia per incontrare il suo omologo di Ankara è riuscito a sbloccare la situazione. Nessuno accordo nonostante la mediazione dei turchi che spingono per un accordo tra Russia e Ucraina negoziando un passaggio sicuro per il grano bloccato. E dalla Germania arriva un allarme inquietante. Il generale Martin Schelleis, al vertice del Comando logistica e organizzazione e del Comando territoriale delle Forze armate tedesche (Bundeswehr), i ntervistato dal quotidiano Koelner Stadt- Anzeigerha avvertito: “Siamo gravemente minacciati e attaccati”. Per il generale, infatti, la Germania ha “già una guerra” nello spazio informatico, essendo bersaglio di attacchi cibernetici. Allo stesso tempo, sono “realistici attacchi isolati contro infrastrutture critiche” del Paese, ad esempio da parte di forze speciali, con droni o motoscafi.