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di Elvira Serra

Corriere della Sera, 11 novembre 2023

Il procuratore di Napoli: “I giovani mafiosi reclutano sui social”. La famiglia: “Sono stato fortunato ad avere mia moglie: oggi i miei due figli hanno capito dove sono stato e cosa ho fatto”. Il confronto: “Un corriere della droga prende 1.500 euro a viaggio, un idraulico li guadagna in una settimana”. Mercoledì a Napoli, al convegno di Intesa Sanpaolo su etica, legalità ed economia, il nuovo procuratore Nicola Gratteri ha detto che ai ragazzi bisogna parlare di soldi, solo così ti ascoltano.

In effetti un mese fa a Trento esordì chiedendo agli studenti universitari quanto costasse lì la cocaina...

“Silenzio e risolini. Nessuno lo sapeva...”.

Di studenti ne ha visti tanti...

“Vado nelle scuole dal 1989: in media faccio 50 incontri l’anno. Adesso ho almeno 350 richieste pendenti”.

Ha detto che i dirigenti scolastici fanno a gara a invitare il magistrato di grido o la soubrette. Per lei non vale?

“Faccio questi incontri in ferie. E vado di pomeriggio o la sera, altrimenti non sarei coerente quando definisco le scuole “progettifici”. La mattina serve a insegnare storia, geografia e matematica, a dare ai ragazzi l’istruzione. La cultura è altro, si fa leggendo un libro, ascoltando chi ha che ha fatto qualcosa nella vita, commentando un film”.

Quali riscontri ha?

“Spesso mi si avvicinano uomini e donne che mi dicono di aver scelto di fare i poliziotti, i finanzieri, i magistrati, i carabinieri, dopo un incontro nella loro scuola. I ragazzi ti fanno la radiografia, per loro sono incontri che li segnano per sempre”.

Un prof con la Fiat è uno sfigato, un cafone con il Suv è un modello: lo ha detto lei...

“È la narrazione distorta di oggi. Nell’ultimo libro scritto per Mondadori con Antonio Nicaso, Il grifone, un capitolo è dedicato a Facebook, Instagram e TikTok: i figli dei mafiosi e degli ‘ndranghetisti ostentano lì il Suv, l’orologio d’oro. Il messaggio è: io sono il modello vincente, seguimi se vuoi diventare come me. Arruolano così giovani corrieri per portare la droga: li pagano 1.500 euro a viaggio, senza dire che rischiano di essere ammazzati o di fare 4-5 anni di carcere, dieci se viene riconosciuto il reato associativo. Un idraulico quei soldi li guadagna in una settimana, riparando i tubi: gli può capitare un cliente su 10 che non paga, ma la sua vita è serena”.

Fa esempi semplici...

“La nostra è una società dell’apparenza, dell’avere e non dell’essere. Bisogna usare il loro linguaggio per arrivare più in profondità”.

La scuola talvolta è un parcheggio.

“Gli insegnanti si muovono a mani nude, con uno stipendio misero rispetto al costo della vita e con la grande responsabilità di trattare capitale umano. Diamogli più soldi, strumenti aggiornati, maggiore potere educativo”.

E le invasioni di campo?

“I genitori pensano di saperne più dei docenti. Ma solo per due ragioni sono autorizzati a entrare a scuola: se l’insegnante di italiano non parla l’italiano e se un docente o un bidello sono pedofili. Invece ora basta un voto basso per processare il professore in corridoio. I ragazzi hanno bisogno dei genitori per essere ascoltati, visti, considerati”.

Lei però non è stato un padre presente.

“Purtroppo per il lavoro che ho fatto non mi sono goduto i miei figli, la loro infanzia e l’adolescenza: questo per me è un grande dispiacere e un grande dolore”.

Ma c’era sua moglie.

“Sono stato fortunatissimo ad avere lei che ha fatto da padre e da madre e che ha spiegato man mano quelo che stavo facendo. Oggi i miei due figli hanno capito perché sono stato assente, dove sono stato, cosa ho fatto, e il senso del mio lavoro”.

Manderebbe i ragazzi nelle comunità di recupero…

“Quando sento in tv parlamentari o cosiddetti uomini di cultura che spiegano che la marijuana non fa male, che non crea dipendenza, perdo la pazienza. Portiamo i ragazzi a incontrare e abbracciare i coetanei tossicodipendenti! Ragazze che si sono prostituite per una dose, ragazzi andati in carcere per aver rubato”.

Vorrebbe che andassero anche nei reparti geriatrici…

“Certo! Invitateli ad andare a trovare i vecchi abbandonati da figli ingrati o senza parenti. Queste cose toccano il loro animo meglio di mille incontri con pedagoghi o filosofi”.

Per lei la cultura cattolica è in crisi…

“Abbiamo perso l’oratorio, quella dimensione comunitaria che si fondava sulla solidarietà. C’era controllo sociale”.

È credente?

“Ognuno lo è a modo suo. Io credo nell’essere onesti e generosi”.

Chiudiamo con Napoli: guida la Procura dal 20 ottobre. È buono lì il caffè?

“Buonissimo. Però mi sono imposto di non mangiare dolci, sennò divento tondo. Rimando indietro i vassoi che arrivano con sfogliatelle e babà. E guai alla pizza fritta: ho 65 anni, mi devo controllare”.