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di Emanuele Bonini

La Stampa, 9 agosto 2023

Il portavoce dell’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Unione Europea: “Cooperazione ormai compromessa, non lavoriamo con il governo dei golpisti”. L’aumento dei flussi migratori “è uno dei rischi che pone la situazione” in atto. Adesso il colpo di Stato in Niger inquieta non poco la Commissione europea, preoccupata per le ripercussioni su un tema da sempre divisivo in un’Unione mai davvero unita su questioni di accoglienza e asilo. Peter Stano, portavoce dell’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell, riconosce che il golpe rimette tutto in discussione. Anche perché, sottolinea, “non lavoriamo con le autorità al potere” attualmente, vale a dire i golpisti che l’esecutivo comunitario non riconosce né intende riconoscere.

“La cooperazione è sospesa” in ogni sua forma, inclusa quella in materia di migranti. Le frontiere con Algeria e soprattutto Libia potrebbero tornare ad aprirsi, dopo anni di investimento economico e politico dell’Ue per fare del Niger un partner strategico per bloccare sul continente africano i flussi di richiedenti asilo e ridurre il numero di quanti raggiungono le coste del nord Africa per mettersi in mare, destinazione Italia. Un lavoro certosino iniziato con la Commissione Juncker, e proseguita con l’attuale, rimesso in discussione dalla giunta militare. “Il golpe crea molti rischi per la stabilità della regione, inclusa la gestione migratoria”, ribadisce il portavoce di Borrell nel corso del tradizionale briefing con la stampa.

A Bruxelles si attendono le prossime mosse dell’Ecowas, la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale che giovedì terranno una riunione straordinaria e d’emergenza per decidere come rispondere al colpo di Stato in Niger, sospeso dall’organizzazione regionale dei Paesi africani a seguito del golpe. L’auspicio è un ritorno alla normalità, perché “non ci saranno conseguenze positive se il golpe prosegue”, ammette Stano. Ma re-insediare al potere il deposto presidente Mohamed Bazoum e ripristinare governo e parlamento al momento appare uno scenario di difficile realizzazione.

L’esecutivo comunitario è in contatto con le capitali degli Stati membri dell’Ue, e lavora per come può con l’Ecowas, che “resta l’attore principale per le decisioni” del caso. Al netto degli auspici a Bruxelles si fa fatica ad esprimere aspettative e scenari. “Abbiamo a che fare con una situazione in evoluzione”, ammette Stano. Una situazione già sfuggita al controllo, che l’Ue non può controllare, e che rischia di controllare ancora meno.