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di Giuseppe Sarcina

Corriere della Sera, 11 agosto 2023

Il generale Tiani non incontra l’Ecowas, Bazoum ancora recluso. I capi di Stato del blocco africano si sono dati appuntamento domani in Nigeria. “Chiamateci in qualunque momento”, fa sapere Evgeny Prigozhin, il capo della Wagner, ai golpisti del Niger. “Il dialogo è lo strumento preferibile per risolvere la crisi”, manda a dire ai partner africani e occidentali il segretario di Stato americano, Antony Blinken. In serata, in un’intervista alla “Bbc”, Blinken aggiunge: “Non so se quello che sta accadendo in Niger è stato fomentato dalla Russia o dalla Wagner, ma sono loro che stanno cercando di trarne vantaggio”.

Il destino del Paese africano è sospeso tra queste due dichiarazioni, tra la prospettiva potenzialmente devastante della guerra e un negoziato comunque complesso. L’Ecowas, l’organizzazione per la cooperazione economica tra 15 Stati dell’Africa occidentale, non ha dato seguito all’ultimatum scaduto il 6 agosto. Per adesso non sembra immediato un intervento armato per liberare il presidente Mohamed Bazoum, imprigionato il 26 luglio scorso dal comandante della Guardia presidenziale, il generale Abdourahamane Tiani, ora leader della giunta militare. I capi di Stato del blocco africano si sono dati appuntamento per domani, giovedì 10 agosto, ad Abuja, la capitale della Nigeria. Il tempo che resta dovrebbe servire per avviare un dialogo con i nuovi padroni del Niger. Ma i segnali non sono incoraggianti.

Ieri Tiani ha respinto la proposta di incontrare una delegazione dell’Ecowas. Non li ha fatti neanche atterrare: è la seconda volta in una settimana. Al limite dell’incidente diplomatico anche il trattamento riservato a Victoria Nuland, sottosegretaria al Dipartimento di Stato, una delle figure chiave per la politica estera Usa. La stessa Nuland ha riferito ai giornalisti di aver incontrato, lunedì 7 agosto, i vertici della giunta, ma non il generale Tiani. L’americana ha chiesto anche di vedere il presidente Bazoum: richiesta respinta. “Sono stati colloqui difficili. Non ho trovato disponibilità per una trattativa”, ha concluso Nuland. Fonti diplomatiche nigerine fanno sapere che Bazoum è tuttora recluso nella residenza presidenziale. I suoi carcerieri gli hanno tagliato l’acqua corrente e l’elettricità. Inoltre hanno bloccato con vistosi catenacci porte e finestre.

Domenica 6 agosto, Tiani si è fatto acclamare da circa 30 mila supporter nello stadio di Niamey. Ieri ha nominato un suo primo ministro, Ali Mahaman Lamine Zani, già titolare delle Finanze dal 2002 al 2010. Ma, soprattutto, stando alle indiscrezioni, sarebbe già in “stretto contatto” con Prigozhin e i suoi mercenari.

Tutte mosse che ostacolano il confronto con l’esterno. All’indomani del golpe, il presidente Emmanuel Macron sembrava pronto ad appoggiare l’intervento dell’Ecowas, magari facendo leva sui 1.500 soldati transalpini di stanza in Niger. La prudenza americana, condivisa da Germania e Italia, cioè gli altri Paesi che hanno contingenti militari nel Paese, ha convinto la Francia a smorzare i toni.

Una retromarcia che ha innescato un intenso dibattito a Parigi. La gran parte dei commentatori, da destra e da sinistrra, parla di “fallimento” della “dottrina africana” di Macron. Anche l’Ecowas sembra essersi ricompattata, almeno fino al 10 agosto. L’organizzazione è guidata dal presidente della Nigeria, Bola Tinubu, in un primo momento fautore di un’operazione armata. Ma ieri ha ripetuto a Le Monde le parole di Blinken: “la diplomazia è la via migliore da seguire”.