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di Gian Carlo Caselli*

Corriere di Torino, 26 giugno 2022

Golem, una casa editrice di Torino diretta da Giancarlo Caselli (quasi omonimo del sottoscritto, non fosse per il “Giancarlo” tutto attaccato) pubblicherà in ottobre un romanzo di Cesare Battisti - L’ultima duna - il primo in Italia dopo i numerosi “noir” scritti in passato in altri Paesi, durante una lunga latitanza favorita e agevolata da una sequela di persone compiacenti. Il nuovo libro si ricollega ad una onlus, “Artisti dentro”, che lavora con carcerati che hanno la passione della letteratura. Dunque una iniziativa in sé più che lodevole.

Cesare Battisti per anni e anni ha ingannato (in Italia, in Francia e in Brasile) una quantità di persone ben disposte a sorbirsi la favola di un Battisti innocente, anzi perseguitato per le sue idee politiche. E quindi la favola di un’Italia che ha combattuto il terrorismo a colpi di teoremi, di accuse senza prove, di imputati condannati in violazione dei principi dello stato di diritto.

Poi Battisti, una volta arrestato ed estradato in Italia, ha chiesto di essere interrogato e ha ammesso tutti gli addebiti: quattro omicidi, tre “gambizzazioni” e moltissime rapine. Il tutto come militante dei PAC (Proletari Armati per il Comunismo). Ma senza una qualche autocritica. Anzi, Battisti ha arricchito (?) la sua confessione con la chiosa che si trattava di “una guerra giusta”.

L’ennesimo riscontro che i terroristi che si dissociano dalla lotta armata, senza però rinnegarla, hanno le idee confuse. Ha sostenuto ad esempio Moretti (il capo delle Br, responsabile fra l’altro del sequestro e dell’omicidio di Aldo Moro) che “non abbiamo distrutto movimenti che senza di noi sarebbero stati vincenti… quei movimenti sono stati soffocati dalla sinergia fra ristrutturazione capitalistica e cooptazione nello stato della rappresentanza proletaria storica”. Battisti invece ha affermato che la lotta armata ha ucciso il Sessantotto, impedendo lo sviluppo di una rivoluzione culturale sociale e politica che per il nostro paese sarebbe stata assolutamente positiva. Modi diversi per provare a dire di aver sbagliato i tempi e forse qualche modalità d’azione, ma perseguendo obiettivi giusti. Poco più di un balbettio, a fronte della realtà orrenda di una guerra che qualcuno - dal mondo parallelo e cupo della clandestinità - aveva voluto unilateralmente dichiarare.

Quanto al nuovo libro di Battisti, l’editore osserva che “Ogni operazione che faccia alzare il velo, anche solo di un pochino, ritengo sia positiva”. Opinione del tutto condivisibile, ma per alzare il velo innescando una qualche forma di “giustizia riparativa”, condizione indispensabile per “mettere una pietra sopra gli anni di piombo”, non dovrebbero esserci reticenze capaci di ricacciare indietro ogni onesta rielaborazione del lutto rappresentato da quegli anni spietati. Il libro di Battisti è comunque un romanzo, forse non la via migliore per un eventuale cambio di passo rispetto al passato.

*Ex magistrato