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di Giacomo Galeazzi

La Stampa, 13 giugno 2023

L’ex presidente della Consulta Cesare Mirabelli: “Senza cooperazione rischiamo un’altra emergenza Libia”. Uno scudo giuridico Ue per impedire che la Tunisia diventi la nuova Libia. Solo un’azione geopolitica europea, secondo l’ex presidente della Corte Costituzionale Cesare Mirabelli, può risparmiare all’Italia un altro “hub” mediterraneo per le partenze dei migranti.

La Tunisia è un’emergenza italiana o europea?

“C’è una evidente connessione tra fenomeni diversi, che riguardano la condizione dello straniero, le situazioni che impongono l’accoglienza, i rapporti tra gli stati. Il diritto umanitario è un capitolo del diritto internazionale che si è progressivamente sviluppato, anche in attuazione della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, approvata dall’Onu nel 1948, che intende garantire a ogni individuo i diritti umani e le libertà fondamentali. Primo tra tutti il diritto alla vita, alla dignità, alla sicurezza. Diritti economici, sociali, culturali connessi alla dignità della persona che ne assicurano lo sviluppo”.

Meloni e Von der Layen a Tunisi: è un cambio di rotta?

“È una presa d’atto. Quando i diritti fondamentali sono violati, e la vita, la integrità, la sicurezza, la libertà della persona son messe a rischio, si ha diritto ad essere accolti e trovare rifugio in un altro stato, impegnandosi a rispettarne le leggi. La Costituzione è su questa linea, si uniforma alle convenzioni internazionali che riguardano la condizione giuridica dello straniero, assicura il diritto di asilo a chi sia impedito nel suo paese l’esercizio delle libertà democratiche. Stesso adeguamento a convenzioni internazionali è nel diritto Ue”.

Di chi è la responsabilità morale delle stragi in mare?

“Oggi il fenomeno migratorio non riguarda solo le figure classiche dei rifugiati, la fuga, pur presente, da territori di guerra o da conflitti violenti nel proprio paese. L’impulso migratorio è determinato largamente dalle condizioni di vita, dalla necessità di un lavoro per il mantenimento proprio e della famiglia. Quindi è opportuno e necessario regolare i flussi migratori e creare strumenti e strutture per un afflusso ordinato dei migranti e per un’accoglienza delle persone in sicurezza e dignità. È un impegno che riguarda non solo i paesi ai confini dell’Ue, ma le istituzioni europee nel loro insieme. Per un’immigrazione ordinata serve cooperazione con i paesi dai quali proviene. È nell’interesse comune: dei paesi verso cui l’emigrazione è diretta, di quelli di partenza, delle persone che percorrono questo tragitto”.

Quali soluzioni intravede?

“I corridoi umanitari sono un esempio di cooperazione sperimentata prevalentemente per l’afflusso da zone di guerra e che ha visto impegnate unitamente allo stato organizzazioni umanitarie, religiose e laiche. Sono essenziali per il metodo, le garanzie e la sicurezza che offrono, ma possono soddisfare un flusso ristretto di domanda. Vanno ideati e implementati meccanismi più strutturati, che consentano i controlli, l’orientamento e l’accompagnamento effettuati dai luoghi di partenza. E l’individuazione dei paesi di destinazione. Ciò richiede la collaborazione tra paesi rivieraschi del Mediterraneo (punto di partenza dei migranti) e l’Europa, verso i cui paesi sono diretti, spesso per ricongiungersi con familiari o connazionali”.

Dove sbaglia il governo?

“È necessaria un’azione condivisa ed unitaria dell’Europa, ed è essenziale il ruolo dell’Italia, non fosse altro per la condizione geografica, come paese più prossimo all’altra sponda del Mediterraneo. Il dialogo con la Tunisia, che si sta sviluppando in questi giorni è un elemento positivo. Non dovrebbe esaurirsi in modalità finanziate di trattenimento dei migranti, quale altra faccia del respingimento, ma tradursi nella più complessa organizzazione di centri per l’emigrazione, per un regolare, sicuro ed efficiente flusso migratorio”.

Ritiene che ciò accadrà?

“Sarebbe una soluzione non solamente rispettosa della dignità e dei diritti degli individui, ma anche più conveniente. A fronte della crisi demografica, in Italia è stata stimato in circa 300 mila unità il numero di immigrati che sarebbero necessari per soddisfare la domanda di lavoro. Proporzioni non dissimili valgono per gli altri paesi europei. Un flusso regolare, organizzato e ordinato, contribuirebbe a risolvere questo problema. La cooperazione è efficace se è assicurata la stabilità dei paesi con i quali si coopera. Se divengono luogo di conflitti o di compromissione dei diritti fondamentali, tutto diviene più difficile. La cooperazione costituisce un fattore di stabilizzazione dei paesi, che contribuisce a prevenire i conflitti”.

Rischiamo un’altra Libia?

“L’esigenza di fondo, nel medio e lungo periodo, è lo sviluppo pacifico dei paesi dai quali la emigrazione tra origine. La pace nei paesi del medio oriente, lo sviluppo nei paesi dell’Africa sub sahariana. La emigrazione può essere una scelta, non deve essere una necessità per sopravvivere. La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo indica lo spirito con il quale anche questo fenomeno va affrontato. All’articolo 1 sottolinea che “tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti” e “devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.