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Femminicidio di Alice Scagni, il fratello-killer Alberto di nuovo aggredito in carcere

di Marco Lignana

La Repubblica, 24 novembre 2023

Intervista alla madre, Antonella Zarri: “Lo Stato invece di curarlo vuole vendetta. Viviamo in un Paese dove un ministro chiede il carcere a vita prima dei processi” È successo di nuovo. Dopo un’aggressione a Genova, nel carcere di Marassi, la storia si è ripetuta nell’istituto penitenziario di Sanremo. Solo che stavolta è andata molto peggio: Alberto Scagni, il killer della sorella Alice, condannato a 24 anni e 6 mesi in primo grado, ora è ricoverato in ospedale dopo essere stato brutalmente pestato, sequestrato e minacciato di morte da tre compagni di cella. La denuncia è di Fabio Pagani, segretario regionale Uil polizia penitenziaria Liguria, che racconta di un detenuto “noto alle cronache e di recente trasferito a Sanremo brutalmente aggredito in cella dai suoi coincellini (totali presenti in camera quattro), sequestrato e minacciato di morte, probabile per reati da lui commessi”. In più viene riportata “una trattativa durata ore: solo l’arrivo del Magistrato di turno e del Direttore, che hanno disposto l’ingresso in cella della Polizia penitenziaria, con utilizzo della forza per salvare il detenuto aggredito brutalmente e sequestrato, hanno evitato morte certa (tentato omicidio)”.

Alberto Scagni, che era recluso nell’area “protetti”, è adesso ricoverato all’ospedale di Sanremo (in un primo momento era trapelato che fosse al Santa Corona di Pietra Ligure): secondo quanto appreso da Repubblica, non è pericolo di vita anche se le sue condizioni sono decisamente gravi. Ferito anche un poliziotto intervenuto nella cella. Al momento due detenuti, maghrebini, sono stati arrestati per tentato omicidio e sequestro di persona. Pagani ricorda come “non è passato tanto tempo dall’omicidio avvenuto in Sesta Primo piano nel Carcere di Genova Marassi 13 settembre scorso”. E quindi sottolinea “la perdurante emergenza penitenziaria, sotto gli occhi di tutti tranne che del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e del Governo Meloni, fatta di sovraffollamento detentivo, insufficienza degli organici del personale, inadeguatezza di tecnologie ed equipaggiamenti e disorganizzazione imperante. Tutti elementi questi, particolarmente evidenti a Sanremo”. Parla la madre di Alberto e Alice. Parole durissime, da parte di chi ormai guarda al mondo con totale disincanto. Antonella Zarri, madre di Alice e Alberto Scagni, risponde al telefono mentre è in macchina. È stata avvertita dell’aggressione brutale nei confronti di suo figlio, detenuto per aver ucciso la sorella, dai legali.

Antonella Zarri, come sta suo figlio?

Per “loro” chi intende?

“Intendo lo Stato, che è responsabile di come viene trattato qualsiasi detenuto, compreso Alberto. Noi abbiamo sempre chiesto giustizia, qui ormai siamo alla vendetta. Ma non mi stupisce nulla, lo Stato ci aveva abbandonato anche prima, quando avevamo chiesto aiuto temendo esattamente quello che poi è successo. L’unica coraggiosa è stata Alice, che ormai non c’è più”.

Intendete fare qualche passo formale?

“Cosa vuole che facciamo, l’avvocato ha chiesto al carcere e gli hanno detto di mandare una Pec. Qualcuno ha scritto che è stato torturato, ma tanto il governo il reato di tortura vuole abrogarlo, mi sembra del tutto conseguente. Sembriamo su Scherzi a Parte, se non fosse stata uccisa mia figlia”.

Per quel delitto Alberto è stato condannato a 24 anni...

“E infatti lo ripeterò per sempre, non abbiamo chiesto assoluzioni, ma giusta pena. Ma siamo in uno Stato dove un ministro (Matteo Salvini, ndr) parla di carcere a vita quando ancora si deve fare un processo”.

Si riferisce al femminicidio di Giulia Cecchettin...

“Adesso stanno cercando i segnali che potevano evitare quel è accaduto a quella povera ragazza. Ecco se parliamo di segnali noi ne abbiamo lanciati prima e dopo la morte di Alice. Ma il processo insieme ad Alberto lo hanno fatto a noi. Comunque si mettano il cuore in pace, noi continueremo a dire quello che pensiamo, che Alberto era malato, che noi abbiamo cercato i servizi di salute mentale, e che quel giorno abbiamo implorato ai poliziotti di intervenire”.

Le risulta che stiano curando Alberto Scagni, giudicato semi-infermo di mente, in carcere?

“Ha visto come lo stanno curando bene? E mica è in una cella singola, i suoi compagni detenuti direi che li hanno scelti per bene”.