sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Gian Antonio Stella

Corriere della Sera, 14 giugno 2023

Negli anni del Covid la peste del gioco d’azzardo è dilagata ancora di più, soprattutto online. “Italiani tutti al mare. Se ne infischiano del virus”, titolava a tutta pagina Libero il 22 giugno 2020. E spiegava: “Nel primo giorno d’estate è scattata l’evasione di massa dalle galere domestiche. C’è voglia di divertirsi, alla faccia dei menagramo che continuano a metterci paura”. Tre anni dopo quella febbrile euforia, i numeri di Avviso Pubblico riassunti ne La pandemia da azzardo. Il gioco al tempo del Covid, edito da Altra Economia, dimostrano che le cose andarono molto peggio di quanto previsto dagli ottimisti più scriteriati non solo sul fronte epidemiologico (i morti già contati allora, 34.610, sarebbero stati seguiti fino al febbraio scorso da altri 152.941) ma anche sul fronte della sanità pubblica nel senso più ampio, a partire dal dilagare delle ludopatie.

Spiega infatti il dossier di Claudio Forleo e Giulia Migneco, con una prefazione dell’ex procuratore antimafia Federico Cafiero de Raho (“Numerose indagini evidenziano come la mafia, la ‘ndrangheta, la camorra e le altre organizzazioni criminali siano interessate a infiltrare il mondo dei giochi e delle scommesse sia nella modalità fisica che in quella on-line, offrendo, tale settore, canali di riciclaggio più facilmente mimetizzabili per i gestori di raccolta delle giocate”) che negli anni del Covid la peste dell’azzardo è dilagata ancora di più: “La pandemia infatti ha imposto una forte accelerazione delle giocate telematiche, tanto da invertire in un lampo il trend: la raccolta fisica è crollata sotto il 40%, quella telematica ha superato il 60%”. Salendo dai 34,7 miliardi del 2006 a quasi 112: oltre il triplo. Anzi, secondo Maurizio Fiasco, il sociologo nemico acerrimo dell’azzardo premiato anche da Sergio Mattarella, il totale del giocato sarebbe stato nel 2022 addirittura di 131 miliardi. Il quadruplo dell’ultima manovra di bilancio di Giorgia Meloni. Peggio: il margine economico per lo Stato sarebbe calato fino ad essere inferiore a quello del 2014. E su quei 131 miliardi quelli giocati on-line (più difficili da individuare) sarebbero 71. Sui quali lo Stato ha una percentuale di circa l’1%. Incassi totali: circa 700 milioni. Somma ridicola rispetto ai problemi posti dagli oltre 18 milioni di italiani che “giocano” almeno una volta l’anno. Ne vale la pena? E perché in questi ultimi mesi, nonostante la premier avesse denunciato in passato i gravi rischi delle ludopatie, se ne parla così poco?