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di Annachiara Valle

Famiglia Cristiana, 14 febbraio 2024

Ogni anno in Italia quasi mille imputati finiscono in carcere per poi essere assolti. “Troppi gli sbagli nel corso delle indagini”, spiega la Garante dei detenuti, “per questo servono maggiori tutele e garanzie”. Se le statistiche saranno rispettate, Beniamino Zuncheddu è stato il primo di altri sei innocenti che ritroveranno la libertà in questo 2024. In media sette l’anno sono, infatti, gli errori giudiziari, cioè i casi di chi, dopo essere stato condannato in via definitiva, viene assolto nel processo di revisione. A gennaio, a vedersi riconosciuta l’innocenza, è toccato al pastore sardo che ha passato 32 anni in cella. Condannato all’ergastolo con l’accusa di essere l’autore della strage di Sinnai (Cagliari) dell’8 gennaio del 1991, è entrato in carcere a 27 anni e ne esce a 59. Una vita distrutta. Una storia clamorosa, la più lunga tra gli errori giudiziari riconosciuti, che ha subito suscitato dibattito.

Difficilissimo far riaprire i casi, ancora di più ottenere un esito diverso dalla conferma della condanna. Dal 1992 al 31 dicembre 2022 sono state appena 222 le sentenze ribaltate. “Molte di più, invece, attorno alle 30 mila, sono le persone che sono state sottoposte, negli ultimi trent’anni, a ingiusta detenzione”, spiega Valentino Maimone, fondatore, con Benedetto Lattanzi, dell’associazione no profit Errorigiudiziari.com, il più nutrito archivio di storie di “innocenti finiti in manette”.

Persone arrestate e poi dichiarate innocenti nei processi. Vittime di indagini frettolose, scambio di persona, false testimonianze, documenti letti mal sfogliati, prove confezionate ad arte, corruzione. E se è vero che l’Italia è tra i Paesi più garantisti prevedendo, a differenza delle altre nazioni europee, tre gradi di giudizio e la presunzione di innocenza anche per i condannati in primo e secondo grado, è anche quello che paga cifre più ingenti per risarcire chi è stato detenuto e poi dichiarato non colpevole. “Si tratta di cifre astronomiche. Tra indennizzi e risarcimenti si arriva, negli anni considerati, a 932 milioni e 937 mila euro, una media di 29 milioni e 200 mila euro l’anno”, spiega ancora Maimone.

“Dati fisiologici”, si difende la magistratura, visto che, negli ultimi trent’anni, è stata disposta la custodia cautelare per quasi un milione e mezzo di persone e che quasi tutti i processi che sono arrivati a conclusione ne hanno stabilito la colpevolezza. Nel solo 2022, secondo i dati del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria), in carcere prima del giudizio sono finiti 24.654 individui e altri 19.864 sono stati posti agli arresti domiciliari (con o senza braccialetto elettronico). Contando anche i 715 in custodia in luoghi di cura, si tratta di un totale di 45.233 persone.

Tante per chi applica la nota massima “meglio un colpevole fuori che un innocente dentro”. Poche per chi vorrebbe “in galera e buttare la chiave” gli autori di reati eclatanti come il giovane che ha ucciso il bimbo di 5 anni guidando un Suv a tutta velocità, o gli stalker diventati assassini, o ancora chi truffa gli anziani, chi abusa dei minori... Reati così raccapriccianti da far finire in carcere anche innocenti.

È successo, proprio lo scorso anno, a un padre di origini marocchine che ha passato in cella 90 giorni, come ricorda il sito Errori giudiziari.com Un uomo onesto, in Italia da 35 anni, arrestato a Ferrara perché accusato dalla figlia di usarle violenza per costringerla a rispettare le leggi dell’islam. Dopo il clamore dell’uccisione di Saman Abbas è bastato un sospetto per metterlo nei guai. L’uomo è stato risarcito con poco più di 21 mila euro. Ammonta invece a 400 mila euro il risarcimento a Saverio De Sario, tornato in libertà dopo quattro anni di carcere e un processo di revisione. Falsamente accusato dalla moglie che aveva indotto i figli a confessare di aver subito abusi dal padre, è stato scagionato dagli stessi ragazzi che oggi hanno deciso di vivere con lui.

“Può capitare a chiunque di trovarsi in carcere da innocente”, sottolinea ancora Maimone. “Si può finire in manette ingiustamente per intercettazioni ambientali, testimoni fallaci, false accuse, addirittura omonimia”. Riparte la richiesta di maggiori garanzie per evitare detenzioni prima della sentenza definitiva. Ma, già qualche mese fa, il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, avvertiva: “Ci sembra irragionevole non intervenire con le misure cautelari fino a sentenza passata in giudicato. Soprattutto di fronte a casi che creano allarme sociale. Poi il nostro dovere non è condannare, ma cercare la verità. L’assoluzione non è un fallimento della giustizia”.