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di Liana Milella

La Repubblica, 18 dicembre 2022

Sul tavolo del ministro della Giustizia il testo di FI che ridimensiona il reato. L’Anm sul piede di guerra. Con la benedizione di Berlusconi - “Nordio sta indicando la strada giusta, quella del rispetto del cittadino” - il Guardasigilli Carlo Nordio va diritto verso lo scontro con la magistratura. Proprio come vent’anni fa, a partire dalle riforme costituzionali.

La separazione delle carriere, una per i giudici e una per i pm, con due Csm; via l’obbligatorietà dell’azione penale, per una discrezionalità decisa dalla stessa politica. Sono i capisaldi della nostra Costituzione. E Nordio sta per farli cadere, forte di una maggioranza di centrodestra che ha sempre agognato proprio questo, tagliare le unghie ai pm. E l’Anm, come dal 2001 in avanti, s’arrabbia. “Non c’è nulla di liberale nelle riforme di Nordio” gli dice a brutto muso il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia, interpretando l’allarme dei colleghi che siedono con lui al Comitato direttivo centrale.

Ma Nordio non se ne dà per inteso. Com’è sua abitudine, nei fine settimana torna nella sua terra. Abita a Treviso, ha lavorato da pm prima e da procuratore aggiunto poi a Venezia. E ancora ieri era proprio lì, in territorio amico. Pronto a raccogliere gli applausi dei colleghi mentre si scagliava contro le intercettazioni, annunciandone l’ormai prossima riforma, che dovrebbe arrivare a metà gennaio. Come quella dell’abuso d’ufficio, reato che rischia di diventare un guscio vuoto. Sul suo tavolo c’è già la proposta che proprio Forza Italia ha messo a punto. La firmano il vice ministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto e Roberto Pella, uno dei relatori berlusconiani della manovra fiscale, ma pure vice presidente dell’Anci in quanto sindaco di Valdengo, comune di 2.800 abitanti nel biellese. E a leggere il “nuovo” abuso d’ufficio si vede subito che diventerà - se alla fine Nordio non lo cancella del tutto - un “reatucolo”.

Il testo arriva in commissione Giustizia questa settimana e stabilisce che l’abuso d’ufficio sarà sempre punito da 1 a 4 anni, ma per esistere il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio dovranno “consapevolmente omettere di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto” e in questo modo dovrà “arrecare direttamente ad altri un danno ingiusto”. Nel gioco degli avverbi, quelli del duo Sisto-Pella - “consapevolmente” e “direttamente” - vanno ad aggiungersi a quello del governo Conte del 2020 - “regole di condotta espressamente previste dalla legge” - che aveva già ridotto a nulla il reato.

Ma tant’è. La prima mossa parlamentare di Nordio sarà proprio sull’abuso d’ufficio e sul traffico d’influenze, poi arriverà la riforma delle intercettazioni. Ieri, dal Guardasigilli, ecco il paragone ardito con l’inchiesta di Bruxelles. “Sta dimostrando quello che avevamo fatto con il Mose, l’ultima inchiesta che ho coordinato. Le intercettazioni devono essere solo uno strumento per la ricerca della prova e non la prova in sé. Grazie a intercettazioni e pedinamenti si è trovata la prova del reato che, fermo restando la presunzione di innocenza, è stata la somma di danaro in possesso di questi signori”. Inutilmente Santalucia gli ricorda che il dem Andrea Orlando e poi Alfonso Bonafede hanno cambiato la legge. Lui non fa sconti e va avanti nella sua crociata: “In Italia se n’è fatto un uso strumentale, un processo penale basato solo su intercettazioni è destinato a fallire. Non si tocca nulla per i reati di terrorismo e mafia, per gli altri va fatta una spending review”. E corrotti e corruttori applaudono presi dall’entusiasmo in vista di questa riforma.