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di Liana Milella

La Repubblica, 22 agosto 2023

Con una risposta scritta alla richiesta di Pietro Pittalis, il Guardasigilli sostiene che “non ci sono condotte suscettibili di rilievo disciplinare”. Questa volta il Guardasigilli Carlo Nordio non asseconda Forza Italia nella richiesta di procedere con un’azione disciplinare contro i magistrati della procura di Firenze. Richiesta che gli aveva rivolto il vicepresidente della commissione Giustizia della Camera, Pietro Pittalis di Forza Italia, il 14 luglio, subito dopo l’uscita su Repubblica dell’articolo di Lirio Abbate dal titolo “Con le stragi del 1993 Cosa nostra puntava a indebolire Ciampi per favorire Berlusconi”.

Pittalis sosteneva che lì fossero “riportati brani di conversazioni tra soggetti terzi, estranei all’indagine, il cui contenuto non ha peraltro alcuna attinenza con l’indagine stessa e, men che meno, rilevanza sotto il profilo penale”. Di qui la contestazione che fossero stati “divulgati a mezzo stampa atti di indagine e contenuti delle intercettazioni con una violazione gravissima di norme del codice di procedura penale e di quelle poste dall’ordinamento a tutela della privacy e dell’onorabilità delle persone, specie con riferimento ai soggetti estranei all’indagine”.

Ma con una risposta scritta lo stesso Guardasigilli, che firma la missiva, sostiene di non vedere “la sussistenza di condotte suscettibili di rilievo disciplinare”. Che avrebbero dovuto colpi i procuratori aggiunti titolari dell’indagine Luca Turco, Luca Tescaroli e il pm Lorenzo Gestri. Nella replica Nordio ricorda i passaggi dell’inchiesta. Il 5 luglio era stato emesso un decreto di perquisizione, ispezione e sequestro nei confronti tra gli altri di Marcello dell’Utri, decreto impugnato il 12 luglio dagli stessi soggetti interessati. Nel provvedimento, scrive il ministro, “erano riportati riferimenti a conversazioni oggetto di captazione elettronica intercorsi tra gli indagati anche con soggetti terzi”. Ma il ministro aggiunge che “la procura ha segnalato di non poter comunicare ulteriori informazioni a riguardo, ostando a ciò il segreto investigativo”.

Di qui la decisione del ministro stavolta di non inviare gli ispettori per ulteriori verifiche, poiché “non appare possibile affermare la sussistenza di condotte suscettibili di rilievo disciplinare poste in essere dai magistrati della procura di Firenze”. Che invece sono stati “colpiti” dallo stesso Nordio per il caso Renzi e l’inchiesta Open con la richiesta di azione disciplinare inviata al procuratore generale della Cassazione Luigi Salvato.