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di Liana Milella

La Repubblica, 24 febbraio 2023

Benservito via mail ai professori scelti da Cartabia per monitorare la riforma della giustizia penale. Apprezzato dalla Commissione europea, il gruppo previsto dalla stessa legge doveva restare in carica per tre anni per monitorare gli effetti del nuovo sistema rispetto ai fondi. A “giudicare” adesso trionfano gli avvocati tra cui il presidente delle Camere penali Caiazza, autore della legge di iniziativa popolare sulla separazione delle carriere.

A Marta Cartabia, a parole, Carlo Nordio fa sempre i complimenti. Del tipo “brava e bella”, per capirci. Ma da quando l’ex pm di Venezia ha messo piede nella stanza che fu di Togliatti, ha avuto un solo obiettivo, smantellare completamente non solo le riforme, ma anche lo staff dell’ex ministra. Che - è obbligatorio ricordarlo - non ha mai rappresentato un partito politico, ma solo se stessa, giurista eccellente con solidi studi in Europa e negli Usa, allieva preferita di Valerio Onida, il che è già di per sé una garanzia, per nove anni alla Consulta, nonché per la prima volta - era l’11 dicembre 2019 - al vertice di questa istituzione retta fino a quel giorno sempre da maschi. Insomma, non è certo esagerato considerarla un’icona del diritto.

E che fa Nordio invece? Quatto quatto, e per giunta con una sola mail per chiamare i nuovi e al contempo licenziare i vecchi - ché una telefonata di cortesia sarebbe stata troppo faticosa - prende di mira e piccona il “Comitato tecnico-scientifico per il monitoraggio sull’efficienza della giustizia penale e gli effetti sul Pnrr”. Previsto dalla stessa legge sulla riforma, la 134 del 2021, all’articolo 2, commi 16 e 17, e destinato a restare in carica “per tre anni”. I componenti erano stati nominati, senza alcun onere economico. E l’indicazione temporale della stessa legge esclude di per sé l’avvicendamento.

Sul piano della forma siamo davanti a una vera e propria sgarberia. Perché il primo febbraio, dal gabinetto del ministro, e con la firma autografa dell’ormai noto capo dell’ufficio Alberto Rizzo, parte una mail diretta ai nuovi componenti scelti da Nordio, e solo “per conoscenza”, a seguire, vengono automaticamente indicati i “fatti fuori”. Che apprendono così di essere stati “soppressi” dal Comitato. La decisione è stata presa dallo stesso Nordio, come dimostra il decreto che viene accluso e in cui compare l’elenco dei futuri componenti. Visto che di mezzo c’è il fior fiore dei giuristi c’è da immaginare che ne possa nascere una querelle legale, perché chi era già stato nominato “per tre anni” considera questo termine “tassativo”, proprio perché previsto dalla legge stessa, per cui i nuovi sarebbero degli “abusivi”.

Era stata Cartabia a inventare il Comitato tecnico-scientifico e a volerlo nella stessa legge, con l’obiettivo di dar vita a un organismo del tutto indipendente per verificare l’andamento della sua riforma e per valutare gli effetti delle tante modiche processuali introdotte. Una commissione formata da 15 componenti che, senza alcun compenso, sarebbero dovuti restare in carica, appunto, per tre anni. La Commissione europea aveva apprezzato, per lo scrupolo di verificare l’andamento della legge.

Ma Nordio ha scorso i nomi e tirato un tratto di penna su ben nove giuristi. Parliamo di noti “professoroni”. Ma evidentemente non per Nordio. Vittime dello spoils system giuristi del rango di Francesco Palazzo, emerito di diritto penale a Firenze e già presidente dell’Associazione dei penalisti italiani. E poi Gabrio Forti, ordinario di diritto penale ed ex preside di giurisprudenza alla Cattolica di Milano. Via un esperto di statistica applicata al crimine come Paolo Pinotti, ordinario di economia e prorettore all’università Bocconi. Via anche i due penalisti che hanno lavorato sulla riforma Cartabia, e cioè Gian Luigi Gatta, docente di diritto penale alla Statale di Milano e Mitja Gialuz, ordinario di procedura penale a Genova e che già aveva fatto parte di diversi gruppi di lavoro proprio per attuare la delega. Sotto la mannaia di Nordio cadono anche due tecnici come Magda Bianco, funzionaria di Bankitalia, e Giuseppina Muratore, ricercatrice dell’Istat. Ovviamente “silurati” l’ex capo di gabinetto di Cartabia, il sostituto Pg della Cassazione Raffaele Piccirillo, e Anna Maria Tosto, ex procuratore generale a Bari, e anche moglie del presidente della Cassazione uscente Pietro Curzio, che Nordio si accinge tra pochi giorni a salutare ufficialmente.

Siamo allo stesso spoils system già attuato nella struttura ministeriale dove Nordio ha cambiato quasi tutti i vertici. Ovviamente il suo capo di gabinetto Alberto Rizzo, che arriva dal “suo” Veneto, dov’era presidente del tribunale di Vicenza. E che si porta dietro Gaetano Campo, toga di Md, che presiedeva la sezione lavoro del tribunale della stessa città. Ecco il nuovo capo dell’ufficio legislativo Antonio Mura, toga di Magistratura indipendente.

E poi il nuovo direttore della giustizia minorile Antonio Sangermano, anche lui di Mi, che ha fatto infuriare l’Anm cancellandosi dall’associazione giusto in tempo per evitare una contestazione procedurale (non si rivestono cariche nell’Anm e poi si passa alla “politica”). E poi Luigi Birritteri, nuovo capo del Dag, il Dipartimento degli Affari di giustizia, un ritorno il suo in via Arenula dopo gli anni trascorsi con Angelino Alfano, il Guardasigilli di Berlusconi che aveva tentato di fare la stessa riforma costituzionale della giustizia (separazione delle carriere e discrezionalità dell’azione penale) che adesso insegue Nordio.

Il ministro ha scelto i sostituti. E basta una scorsa all’elenco per rendersi che, almeno per ora, i “professori”, quelli più autorevoli, sono scomparsi. Trionfano invece gli avvocati, che si aggiungono al già presente Vinicio Nardo, fino a pochi giorni fa presidente dell’Ordine dei legali di Milano. Tra i nuovi nomi spicca quello di Gian Domenico Caiazza, patron delle Camere penali, nonché fan della separazione delle carriere, che appena una settimana fa l’ha vantata alla Camera sotto l’egida di Enrico Costa di Azione.

Altro nome di spicco è quello di Vittorio Manes, ordinario di diritto penale a Bologna, nonché avvocato, autore di un volume che già dal titolo dice tutto: “Giustizia mediatica. Gli effetti perversi sui diritti fondamentali e sul giusto processo”. Arrivano solo due giuriste, Desirèe Fondaroli, diritto penale a Bologna, e Paola Maggio, associata di procedura penale a Palermo. Ovviamente c’è il capo di gabinetto Rizzo. In tutto, almeno per ora, solo dieci dei 15 componenti previsti.