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di Silvia Madiotto e Alberto Zorzi

Corriere del Veneto, 4 febbraio 2024

“In Veneto, così come nel resto d’Italia, ci sono decine di caserme dismesse che potrebbero essere riconvertite in carceri”. Fin qui, nulla di nuovo, visto è da mesi che il ministro della Giustizia Carlo Nordio lancia questa ipotesi per ridurre il sovraffollamento di quelle esistenti, senza costruirne di nuove. Ma poi va oltre: “La ristrutturazione sarebbe a spese contenute, perché si tratta di strutture compatibili, con mura, garitte e ampi spazi per lavoro e sport: potrebbe essere realizzata anche dai detenuti”. Nella sala del tribunale di Rialto, tra i presenti all’assemblea dell’Unione triveneta degli avvocati e i magistrati, qualcuno sorride pensando ai “lavori forzati” dei film, ma tant’è. D’altra parte, dice Nordio, di fronte al “fardello di dolore” dei suicidi in cella ci sono due soluzioni: o ridurre i numeri di chi entra in cella, oppure aumentare i posti. Ma per questo, appunto, bisogna scordarsi nuove costruzioni. “Ci sono vincoli idrogeologici, burocratici, e poi nessuno li vuole nel “cortile di casa” - prosegue - ci vorrebbero 5, 6, 7 anni per farle”. Le casermecarcere sarebbero per i detenuti per reati meno gravi, che sono vicini alla scarcerazione, con ridotto allarme sociale.

Era stato il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro a rilanciare la palla: “Serve un piano carceri con almeno dieci grandi strutture nuove, che all’interno abbiano degli stabilimenti produttivi”, aveva detto. Nordio concorda sul ruolo del lavoro, ma ci aggiunge anche lo sport. “Sono due elementi di sfogo fondamentali, nel nostro piano “Recidiva zero” il lavoro deve poi prosegua anche all’esterno”. L’altro obiettivo è ridurre le carcerazioni. “Abbiamo deciso che saranno tre giudici a emettere le misure cautelari, dopo aver interrogato l’accusato - sottolinea - una rivoluzione copernicana che ridurrà le “porte girevoli” dei detenuti”. La riforma cancellerà anche il reato di abuso d’ufficio: “Avrà un effetto deflattivo sulle procure, cancellando molte indagini che non sarebbero nemmeno dovute iniziare”.

Gli avvocati ammettono che il ministero sta lavorando, ma raccontano anche le loro difficoltà quotidiane. “Il problema resta grave e crea sfiducia nei confronti della giustizia”, dice il presidente dell’Unione Andrea Pasqualin. “A volte c’è l’impressione che le riforme siano occasionali, poco sistematiche - aggiunge il presidente dell’Ordine di Venezia Tommaso Bortoluzzi - Poi pare che chi ha predisposto il nuovo portale per il deposito degli atti poco conosca della giustizia penale”. “L’informatizzazione è il futuro, e lo dice uno che fa fatica anche con il cellulare - sorride Nordio, prima di una rivelazione - L’altro giorno ho convocato il responsabile tecnico e gli ho spiegato come funziona una procura e tutti i passaggi che vengono fatti”.

Ultimo, ma non ultimo, il problema del personale. “Stiamo facendo tre concorsi da oltre 400 magistrati l’uno e stiamo cercando di rendere appetibili i concorsi per il personale, che ho scoperto essere il meno pagato della pubblica amministrazione”. Però lancia lì un discorso, “che ho fatto anche al presidente della Corte d’appello Carlo Citterio poco fa”. “Le risorse non sono mai tante o poche, ma relativa - sottolinea - Dipende dal risultato che si vuole ottenere: ci vorrebbe un’analisi comparativa tra il budget che uno ha e il target e nessuno l’ha mai fatto negli ultimi 50 anni. Altrimenti si fa come i soldati mandati in Russia con le scarpe di cartone”.