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di Giacomo Salvini

Il Fatto Quotidiano, 13 dicembre 2023

Le linee guida dopo il caso del sottosegretario: “Il dipendente non usi informazioni a fini privati, non divulghi o diffonda notizie riservate”. Le informazioni del ministero della Giustizia non devono essere usate per “fini privati”. Ma soprattutto i dipendenti devono rispettare il segreto d’ufficio, non possono divulgare informazioni riservate, devono chiedere solo atti e fascicoli relativi al proprio compito e non possono “darne accesso” a chi non ne ha titolo. Se pubblicamente il Guardasigilli Carlo Nordio ha difeso il sottosegretario Andrea Delmastro, rinviato a giudizio per rivelazione di segreto d’ufficio per aver fornito al compagno di partito Giovanni Donzelli informazioni riservate sul caso Cospito, il nuovo codice di comportamento del ministero della Giustizia sembra scritto apposta per prendere le distanze da quello del sottosegretario di Fratelli d’Italia e per evitare casi simili in futuro.

Il nuovo codice è stato approvato con un decreto ministeriale del 18 ottobre quando Delmastro era già indagato per rivelazione di segreto e sulla sua testa pendeva l’imputazione coatta disposta dal giudice per le indagini preliminari di Roma: ventisei articoli da rispettare per evitare procedure disciplinari nei confronti di chi li viola. Tra le norme del codice colpisce proprio la parte sull’obbligo della riservatezza. Nei principi generali viene inserito un comma che recita così: “Il dipendente non usa a fini privati le informazioni di cui dispone per ragioni d’ufficio ed evita comportamenti che possano ostacolare il corretto adempimento dei doveri d’ufficio o nuocere agli interessi o all’immagine dell’Amministrazione”. Non solo. L’articolo sugli obblighi di riservatezza è molto corposo. Il dipendente del ministero deve “osservare il principio della riservatezza”, il “segreto d’ufficio” e la normativa “sul trattamento dei dati personali” e “qualora sia richiesto verbalmente di fornire informazioni, atti o documenti tutelati dal segreto d’ufficio o dalle disposizioni in materia di dati personali, informa il richiedente dei motivi che ostano all’accoglimento della richiesta”.

Il codice contiene altre tre norme specifiche che sembrano ricalcare proprio il caso Delmastro: la prima prevede che il dipendente del ministero debba “prestare la dovuta diligenza e attenzione per evitare la divulgazione involontaria di informazioni riservate”. Ma soprattutto può consultare “i soli atti e fascicoli direttamente collegati ai compiti assegnati e ne fa un uso conforme ai doveri d’ufficio consentendone l’accesso solo a coloro che ne abbiano titolo, nel rispetto delle istruzioni del titolare o del responsabile del trattamento”.

Inoltre non può estrarre documenti dai sistemi informativi e riprodurre “atti e documenti d’ufficio se non per l’attività di propria competenza”. E sono proprio su queste due norme che il riferimento sembra essere al sottosegretario meloniano che il 29 gennaio 2023, due giorni prima dell’intervento di Donzelli in aula, aveva chiesto al capo del Dap, Giovanni Russo, le relazioni del Gom e dei Nic (i corpi che si occupano di custodia e intelligence delle carceri) sui colloqui in carcere del terrorista Alfredo Cospito con alcuni boss mafiosi contro il 41-bis e su una visita di alcuni esponenti del Pd dall’anarchico nel penitenziario di Sassari. Delmastro poi aveva riferito al coinquilino Donzelli le informazioni su Cospito consentendogli di attaccare il Pd alla Camera. Questo nonostante sui documenti fossero “a limitata divulgazione”. La procura di Roma, dopo l’esposto di Angelo Bonelli (Verdi), ha chiesto l’archiviazione per Delmastro mentre il primo giudice aveva disposto l’imputazione coatta e il 29 novembre il gup di Roma ha rinviato a giudizio il sottosegretario.

Nel regolamento viene inserita una regola anche per frenare le correnti nel ministero. I dipendenti che fanno parte di una organizzazione o di una associazione devono comunicarlo subito, non si può fare “propaganda” nella sede di lavoro. Questa norma non si applica a partiti, sindacati e organizzazioni deputate “all’esercizio o alla tutela delle libertà fondamentali”. Inoltre il ministro chiede ai dipendenti di evitare qualsiasi tipo di conflitto d’interessi, anche “potenziale”. Il deputato di Azione Enrico Costa dice ironicamente: “Sono curioso di capire come il concetto di imparzialità sarà applicato a quei magistrati fuori ruolo che scrivono le leggi a uso e consumo della categoria”.