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di Liana Milella

La Repubblica, 20 gennaio 2023

Il Guardasigilli a Montecitorio tiene il punto sulle intercettazioni: “Solo per mafia, terrorismo e reati satellite”. Il Terzo polo apprezza. Polemiche da Pd e 5S : “Crociata che indebolisce la lotta ai clan”. Via libera in cdm alle modifiche sulla Cartabia.

Nordio sulle intercettazioni non demorde. Sì “per mafia, terrorismo e reati satelliti”. Ma non cita la corruzione. Parole sempre uguali, alla Camera ieri, al Senato il giorno prima. Le stesse da quando è Guardasigilli, e prim’ancora da magistrato. Stavolta con una punta di fastidio vagamente snob: “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Non ho mai detto di voler toccare le intercettazioni su terrorismo e mafia, e neppure quelle sui reati satelliti”. Pure il nemico resta identico, gli ascolti “che finiscono sui giornali”.

Le citazioni dotte si sprecano, latino, inglese, francese. E stavolta gli applausi sono ricorrenti. Se ne contano una dozzina in 50 minuti di speech. Al punto che l’amico Enrico Costa non solo gli porta il voto del Terzo polo, come a palazzo Madama, ma assicura che deputati del Pd, “se ci fosse stato il voto segreto, sarebbero stati dalla parte dell’ex procuratore aggiunto di Venezia”. A riprova che le intercettazioni sono tornate a essere il nemico numero uno della politica. E Nordio il vessillifero della battaglia. Ma contro Nordio sono durissimi Pd e M5S. Deborah Serracchiani ironizza sui “quattro Nordio che negano perfino che i mafiosi abbiano e usino i telefonini, anche se Messina Denaro ne aveva due in tasca”. Giuseppe Conte si scatena per “l’improvvida crociata contro le intercettazioni”, anche contro la corruzione, “mentre la mafia non si serve più delle bombe, ma di mazzette e intimidazioni per entrare nelle nostre istituzioni”.

Non li addolcisce neppure la mossa, che Nordio ha imposto ai due sottosegretari falchi di FdI, Alfredo Mantovano a palazzo Chigi e Andrea Delmastro in via Arenula, che chiedevano non solo un nuovo decreto, ma pure di ampio contenuto. Invece ecco il mini ddl sui reati perseguibili a querela escludendola sempre se di mezzo c’è la mafia. In cui in sede di conversione potrebbe finire il nuovo abuso d’ufficio. Nordio difende la riforma penale Cartabia che “va nella giusta direzione”, tant’è che il ddl non riguarda solo i suoi 12 reati resi perseguibili a querela, ma tutti i 60 reati dello stesso tipo che esistono nel codice, da Rocco in poi. Con Nordio la regola varrà anche per il terrorismo. Se vieni arrestato in flagranza la querela può arrivare 48 ore dopo, senza vittima presente. Come ha proposto subito l’ex consigliere giuridico di Cartabia, il giurista Gian Luigi Gatta.

Certo non c’è traccia di intercettazioni in vista della “grande riforma Nordio”. Che riguarderà quelle giudiziarie. Dove, s’indigna il Guardasigilli, “c’è il pasticcio colossale, perché per fare la punta troppo aguzza, la punta stessa s’è spezzata. Col passaggio da pm a giudice e le perizie, le intercettazioni finiscono a chi non ha diritto di conoscerle, e su fatti che non hanno a che fare col processo. Ecco l’abuso su cui sicuramente interverremo perché si tratta di notizie che diffamano l’onore privato dei cittadini”. E qui si scatena l’applauso dei deputati.

Che sale a mille quando Nordio cita il caso Zaia-Crisanti, gli ascolti “finiti sui giornali nonostante la legge Orlando”: “Se non intervenissimo su questo abuso cadremmo in una democrazia dimezzata perché la segretezza è l’altra faccia della libertà, una volta uscita l’intercettazione, la conseguenza icastica è irrimediabile”. E gli ex colleghi pm che lo criticano? Li liquida così: “Ognuno vede la realtà attraverso i propri pregiudizi. Chi si è sempre occupato di mafia è ovvio che la pensi così, ma questo non vuol dire che io debba essere supino e acquiescente”. Una bacchettata pure per Roberto Scarpinato, l’ex pm antimafia di Palermo divenuto senatore del M5S che vede in lui la doppia personalità di Jeckyll e Hyde. Allora gli ricorda quelle che lui considera due vittime della giustizia, il colonnello Ganzer e il colonnello Mori, processati ma assolti, “con una carriera rovinata e nessun risarcimento”.